4 ottobre 2009

TRE contro TUTTI, il TRIPLO di Beethoven

Bari, 29/9/2009: Concerto dell’Orchestra Sinfonica della Provincia. In programma il Triplo Concerto per violino, violoncello e pianoforte di Ludwig van Beethoven con un trio d’eccezione, che si accinge a registrare l’opera integrale dei Trii di Beethoven, Schubert e Schumann:

Franco Mezzena (violino)

Nicholas Jones (violoncello)

Stefano Giavazzi (pianoforte)

Meritato successo di pubblico e critica. Noi eravamo lì ad intervistare i solisti. E poiché siamo di “Sol Re La MI”, incominciamo con il violinista, Franco Mezzena, dalla tecnica brillante e comunicativa, punta di diamante del violinismo internazionale, che ci riceve dietro le quinte con distinto fair play.

Maestro Mezzena, nel concerto di stasera abbiamo ascoltato tre strumenti dal carattere molto diverso. Perché lei ha scelto proprio il violino?

In verità ho iniziato con il pianoforte, sotto la guida di mio padre, poi sono passato al violino. E’ uno strumento meraviglioso per la dinamica e per la ricerca del suono.

Cosa prova quando suona in pubblico?

Molta paura! L’emozione è forte, soprattutto quando, come questa sera, c’è un pubblico che “si sente” e che “trasmette”. Come diceva Paganini, a volte si crea un “elettricismo” tra il solista ed il suo pubblico, e questo è straordinario! Però, se mi chiedete se ho paura prima di incominciare a suonare, io vi rispondo: Sì! Pensavo che questa emozione sarebbe passata con il tempo e l’esperienza, invece no. Anzi è sempre peggio perché, nei concerti importanti, aumenta la responsabilità. E voi siete musicisti?

No, ma incominciamo a frequentare i concerti.

Questo è molto importante. Ne parlavo tempo fa’ con il mio maestro, Salvatore Accardo: il pubblico dei concerti oggi è sempre piuttosto anziano e non c’è ricambio generazionale. E’ importante avvicinare i giovani alla musica, non solo per la loro crescita culturale ma anche per poter far continuare la musica stessa.

E’ vero! Dispiace vedere poche persone ad un concerto!

Sì, ed è sintomo di qualcosa che non va. E’ un progetto antico, al di là dei governi che si succedono: togliendo la cultura alla massa, la massa è molto meglio governabile.

Lei avrebbe una soluzione per avvicinare i giovani alla musica classica?

Dovrebbero fare qualcosa i Media e la Scuola. I giovani amerebbero la musica classica se la conoscessero, se venisse loro proposta; invece è sempre assente sia in radio che in televisione, come è assente nel sistema scolastico una scuola propedeutica in grado di educare alla musica già dall’infanzia. Una volta, pur con un solo canale, il palinsesto televisivo prevedeva documentari, dibattiti politici, concerti dal vivo ed opere teatrali. Il venerdì, per esempio, trasmettevano sempre Teatro ed io ho conosciuto Eliot e Beckett proprio grazie alla televisione! Era una forma di “educazione alla cultura” per i giovani e le sale da concerto erano sempre piene.

Lei che ha viaggiato tanto, ha notato differenze tra l’Italia e gli altri Paesi? Cosa dobbiamo invidiare agli altri?

Credo che per noi musicisti l’ultimo paradiso sia ormai il Giappone, dove il pubblico affolla le sale da concerto con molta curiosità e la scuola forma alla musica già dalla prima infanzia. E’ una mentalità diversa! E’ una “cultura” diversa! In Europa va un po’ meglio forse in Germania ed in Inghilterra.

E’ difficile emergere facendo il suo lavoro?

Sì, è difficile! Strano a dirsi: cala l’audience ma aumentano gli artisti! Forse per la mia generazione era più facile emergere perché eravamo di meno ma oggi i musicisti sono tanti e tutti di alto livello! Ci vuole fortuna (anche nel trovare un bravo insegnante!), poi tanti soldi, tanto studio, un buon management … E’ una lunga catena! Però bisogna provarci lo stesso: volere è potere!

I sacrifici e le soddisfazioni di un concertista?

Solo tanto, tanto studio, sempre! Ma con la passione ti pesa meno.

Perché stasera … la camicia rossa?

Un caso. Uso indifferentemente il nero, il blu ed il rosso. Il mio collega violoncellista crede che voglia fare la “star”! Ma non è così! E’ solo per variare un po’…

Grazie. Avviciniamo il violoncellista Nicholas Jones, un romantico scozzese, che stasera ci ha emozionato con il “canto” del suo strumento. How did your passion for the music start?

It’s a long story. My grandmother always played piano and I sang with her. I started playing violin. Finally I started cello and now it’s my passion. I can’t imagine my life without music!

Una domanda anche al maestro Giavazzi, sorridente, simpatico e dal meraviglioso “tocco” pianistico. Perchè proprio la scelta del pianoforte?

Perché ha la possibilità di fare così tanti suoni, come fosse una piccola orchestra, mentre gli altri strumenti hanno un “che” di monotono, come se mancasse loro qualcosa! Al pianoforte, anche se sei solo, sei in grado di suonare tutta la musica! E’ bellissimo!

Ancora grazie, complimenti ed auguri per i vostri successi!


La redazione