È difficile
sintetizzare in poche righe il panorama musicale dell'antica Grecia. La
musica aveva una forte funzione educatrice ma, allo stesso tempo, si basava
su vicende drammatiche dall'alto valore morale, tanto che fu presa in
considerazione da filosofi come Socrate, Platone e Aristotele. Gli strumenti
usati nell'Antica Grecia erano l’aulòs
e la lira.Il primo,
legato a Dioniso, suo inventore, rappresentava la forza istintiva della natura.
Il secondo invece era lo strumento di
Febo, simbolo di razionalità ed equilibrio. Molto utilizzati erano anche la tromba (sàlpinx) e gli strumenti a
percussione.
La melodia accompagnava i testi dei poeti lirici come Alceo, Archiloco e Saffo, che intonavano sfoghi e lamenti d’amore. Vanno menzionati, inoltre, Terpandro, che perfezionò la lira portandola da 4 a 7 corde, e Sacada , virtuoso di aulòs.
La melodia accompagnava i testi dei poeti lirici come Alceo, Archiloco e Saffo, che intonavano sfoghi e lamenti d’amore. Vanno menzionati, inoltre, Terpandro, che perfezionò la lira portandola da 4 a 7 corde, e Sacada , virtuoso di aulòs.
La musica aveva grande importanza
nelle cerimonie religiose e accompagnava
i riti sacri. Era anche incisa,
con uno speciale tipo di notazione, su stele e lapidi funerarie. Ne è esempio l'Epitaffio di Sicilo. La musica entrò a far parte delle
tragedie attraverso i cori: un gruppo di
attori commentava, cantando, l'alternarsi delle scene. Era inoltre strettamente
collegata con la mitologia, in particolare con il mito di Orfeo.
Come prima grande impresa Orfeo
partecipò alla spedizione degli Argonauti e quando la nave Argo giunse in
prossimità dell’isola delle Sirene, fu grazie a Orfeo e alla sua lira che gli
argonauti riuscirono a non cedere alle insidie nascoste nel canto delle sirene.
Ogni creatura rimaneva estasiata dal
canto di Orfeo, ma egli aveva occhi solo per una donna: Euridice,
figlia di Nereo, che divenne sua sposa. Il destino, però, non aveva previsto
per loro un amore duraturo. Accadde infatti che
un giorno il pastore Aristeo s'invaghì della bella Euridice. Nel tentativo di fuggire
dalle attenzioni di Aristeo, la fanciulla
ebbe la sfortuna di calpestare accidentalmente una vipera che con il suo morso la uccise. Orfeo, impazzito dal dolore, scese nel
Ade per cercare di riprenderla. Convinse con la sua musica Caronte a
traghettarlo sullo Stige; convinse anche Cerbero e i giudici dei morti finché
raggiunse Ade e Persefone. Al loro cospetto Orfeo iniziò a cantare e a suonare
la sua disperazione e le sue melodie erano così intrise di dolore che gli dèi degli inferi si
commossero; le Erinni piansero, la ruota di Issione si fermò e i perfidi
avvoltoi che divoravano il fegato di Tizio non ebbero il coraggio di continuare
il loro compito. Anche Tantalo dimenticò la sua sete e
per la prima volta l’oltretomba conobbe
la pietà. Finalmente Orfeo avrebbe potuto
riportare la sua Euridice nel regno dei vivi a patto che durante il viaggio non si fosse
voltato indietro. Il cantore però,
dimenticando la promessa fatta, si voltò a guardare Euridice che
improvvisamente svanì. Così Orfeo assistette impotente alla sua morte per la
seconda volta.
Gabriele
Lorusso e Luigi Pinto, 1D