28 maggio 2016

Le mille anime del Romanticismo




Il Romanticismo fu il movimento naturale che caratterizzò l’800 europeo. Contrastando l’Illuminismo settecentesco, tale corrente si prefisse lo scopo di esprimere i sentimenti e di renderli superiori alla ragione. 
In ambito musicale trovò la sua massima espressione in Germania e Austria con Beethoven, Schubert, Wagner, Mendelssohn e Schumann, mentre in Francia abbiamo Chopin, in Russia Čajkovskij e in Italia Rossini, Paganini e Verdi.
Ludwig van Beethoven può essere considerato il primo musicista romantico poiché fu proprio lui a scrivere musica che esprimesse le emozioni umane e che affermasse la capacità degli uomini di essere artefici del proprio destino. Le sue composizioni sono ricordate per la loro grandezza e per la vasta quantità di strumenti adoperati.
Franz Schubert fu soprannominato “l’ultimo degli innocenti” proprio perché l’ultimo a scrivere musica delicata che, per quanto esprimesse sentimenti, avrebbe potuto intrattenere i “classicisti”. A lui riconosciamo la paternità dei Lieder, le poesie messe in musica, caratterizzate dalla presenza di pochi strumenti dalle tonalità delicate e dal canto.
Richard Wagner, famoso per il suo carattere ribelle e irascibile, fu il massimo esponente del teatro. Scrivendo i copioni, componendo la musica, creando le scenografie, scegliendo gli attori e dirigendo l’orchestra, egli ebbe il totale controllo su quello che metteva in scena. Importante nelle sue opere è il ruolo occupato dalla donna, figura forte pronta a morire per perseguire i suoi ideali.
Felix Mendelssohn, “il Romantico felice”, fu l’unico esponente di tale movimento a non soffrire durante la sua vita. Nato in una famiglia ricca, non ebbe mai difficoltà economiche e non suonò mai alcuno strumento. La sua carriera musicale fu dedita al dirigere orchestre e al riscoprire spartiti perduti, come la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach.
Robert Schumann fu compositore e critico musicale. La sua vita fu molto triste a causa di una parziale paralisi alla mano destra che gli impedì di suonare (le sue composizioni furono eseguite dalla moglie) e di una forte schizofrenia che lo portò a firmarsi in doppia persona, Florestano o Eusebio. A causa della sua malattia morì in manicomio lontano dai suoi cari.
Fryderyk Chopin fu autore di molte nuove forme musicali che solo lui adoperò quali le Polacche, i Notturni e gli Improvvisi. Della sua musica noi conosciamo solo una parte poiché egli improvvisava le composizioni direttamente al pianoforte e non sempre le trascriveva. Scrisse musica sia influenzata dal raffinato ambiente francese, sia musica dai toni più cadenzati di tradizione polacca.
Gioacchino Rossini scrisse musica “all’italiana” rendendosi il re dell’opera comica ed adoperandosi per divertire il pubblico con la musica frivola tipica della Vienna ‘700esca. Riconosciamo le sue composizioni per l’uso inconfondibile delle percussioni. Proprio la musica di stampo austriaco alimentò la leggenda secondo la quale Mozart, per liberarsi di Salieri, inscenò la sua morte per poi firmarsi come Rossini.
Nicolò Paganini fu il virtuoso del violino che ebbe sempre un ruolo centrale nelle sue composizioni. La particolarità di tali melodie fu la loro difficoltà tecnica che richiedeva un’abile mano di musicista per essere eseguite e per rendere una vastissima gamma di suoni in tempi brevissimi.
Giuseppe Verdi fu l’autore dell’Italia unita, colui che aprì il teatro a tutti e che seppe catturare l’attenzione del pubblico più vasto: forse non tutti sanno che le pause da lui spesso adoperate nello spartito per troncare la nota finale delle melodie avevano proprio tale scopo. Con le sue opere, piene di significati politici, egli accese negli animi gli ideali di patria e libertà. Da qui lo slogan “W VERDI”, ovvero “W Vittorio Emanuele Re d’Italia”.

Alessandra Massari, 3F