24 ottobre 2012

Mozart e la Musica sacra. Requiem K.626

La Messa da Requiem (K. 626) fu l’ultima opera scritta da Mozart, ormai in punto di morte. L’opera gli fu commissionata dopo la stesura del Flauto magico da un uomo misterioso del quale ancora non si conosce il nome.
La Messa è composta da:
Introduzione e Kyrie
Dies irae
Offertorium
Sanctus e Benedictus
Agnus Dei e Communio
Il KYRIE (Kyrie eleison, Crhiste eleison, Kyrie eleison) dà inizio alla Messa ed è eseguito a tutta musica in modo maestoso. L’orchestra si avvale soprattutto del suono vigoroso degli archi; il coro, polifonico, esibisce i bassi nella prima parte della composizione e i soprani nella seconda.
Il DIES IRAE è il principale brano del Requiem. E’ diviso in sei sequenze ed ha il compito di manifestare la solennità della morte. Vi si alternano coro e voci soliste, l’orchestra fa largo uso di suoni gravi e profondi. Il testo, in latino, racconta: 1) Il giorno del giudizio del Signore sarà giorno di ira. Il tempo si dissolverà nelle fiamme, come annunciato da Davide e dalla Sibilla. Quanta paura ci sarà quando il Giudice giungerà e tutte le cose saranno esaminate con grande severità. 2) Le trombe diffonderanno un suono terribile. La morte e la natura rimarranno stupite quando gli uomini risorgeranno. Verrà portato il grande libro che segna ogni cosa. Dio Giudice si siederà e giudicherà. Nulla rimarrà impunito. Chi mi difenderà?. 3) Re, di potenza terribile, abbi pietà di me!. 4) Oh buon Gesù, che sei venuto sulla terra a salvare noi, redimi i miei peccati, preparami un posto in paradiso. 5) Ti prego supplice e prostrato, con cuore pentito. Prenditi cura del mio destino!. 6) Sarà un giorno di lacrime quando si risorgerà dalle fiamme! Perdona l’uomo, oh Signore, e donagli il riposo eterno!.
Il SANCTUS (Sanctus Dominus Deus. Pleni sunt coeli et terra gloria tua. Osanna in excelsis. Benedictus qui venit in nomine Domini. Osanna in excelsis) è il quarto brano della Messa ed è anche il più importante canto del Requiem di Mozart. Infatti il musicista decide di “uscire dagli schemi della musica sacra” dando a questo brano un differente timbro musicale. Il Sanctus dovrebbe essere gioioso ma Mozart, imprimendone le sue emozioni, dà vita ad un brano triste e profondo. Il coro e l’orchestra, in polifonia, ci trasmettono lo stato d’animo triste e rassegnato di Mozart, che sente la morte incombente. Ma dalla metà del brano il poi il ritmo diventa più dolce e caldo, quasi a voler rappresentare l’accettazione serena del musicista nei confronti della morte.
Giovanni Annichini, 3F