30 aprile 2011

C. Saint Saens: "Il Carnevale degli Animali"

Suite per piccola orchestra: 2 pianoforti, archi, flauto, clarinetto, armonica a bocca, xilofono.

Marcia reale del leone: Si apre il sipario, entra il leone con la sua corte, mostrando la sua maestosità... i cuccioli camminano intorno a piccoli passi. L’entrata maestosa ed il suo ruggito sono affidati ai suoni bassi e ritmati del pianoforte. Galli e galline: Al suono del violino le galline girano in cerchio, mentre con due note di pianoforte il gallo gira la testa a controllo della situazione. Aumenta il ritmo ... galline, che agitazione! Animali veloci: corsa all’impazzata tra le scale dei due pianoforti... e che corsa! Tartaruga: entra in scena una tartaruga, che tenta di ballare un lento can can ma ... che succede? il violoncello stona? ... che figuraccia! Elefante: a tempo perfetto, ma con il timbro pesante del contrabbasso, un elefante balla il minuetto. Esegue tutti i passi, senza mai sbagliare anzi ... perfino le giravolte! Canguri: salto e stop ... salto e stop ... sono due canguri tra le note alte del pianoforte... Acquario: violino e pianoforte nelle note acute ... piccole onde ... la musica si ferma ... piccoli pesci ... alghe ... che luogo tranquillo, che pace! Asino: aahh! e tu chi sei? che brutto raglio ... e aumenta il ritmo ... è un asino vero? No, è un’arcata sfuggente del violino, seguita da una nota bassa! Che scherzo! Cuculo: il bosco è profondo e sereno, tra le note del pianoforte... e il cuculo canta a voce intermittente, nelle note dolenti del clarinetto... Voliera: tristezza subito dimenticata ... uccellini volano e cantano allegri, tra i suoni rapidi del flauto e del clarinetto. Pianisti: un pianista suona le scale ... il maestro lo rimprovera ... il pianista riesegue l’esercizio ... più veloce ... più veloce ... poi ... ??? Fossili: a ritmo veloce e allegro anche i fossili ballano il can can. Che allegria con l’orchestra e lo xilofono! Cigno: al tramonto del sole un cigno (violoncello) inizia a danzare sul lago una melodia dolce e sinuosa, che ne riflette la grazia. Nelle note del pianoforte l’acqua è in movimento leggero... Finale: al suono dell’intera orchestra sflilano per l'ultima volta in una danza vivace fossili, galli, galline, canguri, animali veloci... e l’asino raglia contento!


Giovanni Annichini, I G

16 febbraio 2011

L'Anello del Nibelungo di R. Wagner

L’ORO DEL RENO

Le Ondine, posta a guardia di un tesoro custodito sul fondo del fiume Reno, rivelano al nano Alberico che il possesso di un anello forgiato con quell’oro avrebbe reso possibile il dominio sul mondo. Alberico ruba il tesoro e, rifugiandosi nel suo regno sotterraneo, forgia l’anello fatale. Frattanto però il re degli dèi, Wotan, aveva promesso il tesoro ai giganti Fafner e Fasolt che, sulla vetta di un altissimo monte, gli avevano costruito il castello del Walhalla. Sceso nel regno di Alberico, Wotan fa prigioniero il nano che, per riavere la libertà, cede il tesoro, sul quale però scaglia una terribile maledizione: chiunque ne verrà in possesso avrà morte e sventura. Wotan consegna ai giganti l’oro e la maledizione si fa subito sentire: Fafner e Fasolt lottano per la spartizione del tesoro e Fasolt rimane ucciso.

VALCHIRIA

Per difendere il Walhalla Wotan ha generato 9 fanciulle guerriere, le Valchirie, e due fratelli, Sigmund e Siglinde. Siglinde però viene rapita da una tribù nemica e deve sposare uno dei rapitori, Hunding. Molto tempo dopo Sigmund giunge alla sua capanna e si innamora di sua sorella Siglinde, che non ha riconosciuto. Hunding lo sfida a duello e Sigmund si avvale di una spada invincibile che Wotan gli aveva promesso. Venuto a sapere, però, che Sigmund si è innamorato della sorella, Wotan gli spezza la spada e ordina a Brunhilde, la Valchiria che doveva vigilare sull’eroe, di abbandonarlo al suo destino. Sigmund viene ucciso e Brunhilde, che nonostante il divieto aveva continuato a proteggerlo, si rifugia su un alto monte. Wotan per punirla la immerge in un sonno profondo circondandola con un’ampia cortina di fiamme che soltanto un eroe invincibile avrebbe potuto superare.

SIGFRIDO

Dall’amore fra Sigmund e Siglinde è nato Sigfrido, che la madre ha affidato al nano Mime assieme ai frammenti della spada spezzata. Divenuto adulto, Sigfrido (che ha il dono della invulnerabilità) riesce a saldare la spada e decide di affrontare il gigante Fafner, che per meglio difendere il tesoro di è trasformato in drago. Sigfrido uccide il mostro e quando si porta alla bocca la mano macchiata del sangue del gigante si accorge di comprendere il linguaggio degli animali. Un uccellino lo avverte di guardarsi dagli inganni di Mime, che vuole impadronirsi del tesoro; così, quando il nano gli offre la bevanda avvelenata, lo uccide. Quindi giunge al monte dove dorme Brunhilde: superata la barriera fiammeggiante, la sveglia con un bacio.

IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

Sigfrido lascia la sua casa in cerca di gloria e affida a Brunhilde l’anello strappato a Fafner. Giunto alla reggia dei Ghibicunghi è irretito dagli inganni di Hagen che, con l’aiuto dei fratellastri Gunther e Gutrune, vuole riavere il tesoro perduto dal padre Alberico. Bevuto un filtro magico che gli toglie la memoria, Sigfrido si innamora di Gutrune ma ottiene di sposarla soltanto se Gunther potrà a sua volta sposare Brunhilde. Con un inganno Sigfrido conduce Brunhilde alla reggia dei Ghibicunghi e la Valchiria, convinta di essere stata tradita, rivela ad Hagen l’unico punto in cui Sigfrido può essere colpito a morte (il dorso): Hagen allora, con un nuovo filtro, ridona all’eroe la memoria e Sigfrido parla del suo amore per Brunhilde suscitando la gelosia di Gunther. Col pretesto di vendicare l’onore del fratellastro, Hagen uccide Sigfrido; Brunhilde, che ha scoperto ogni inganno, getta nel Reno l’anello e sale sul rogo dove è posta la salma dell’eroe. Hagen è trascinato nell’abisso del fiume dalle Ondine. Il Walhalla crolla e travolge gli dèi.

La Redazione

22 gennaio 2011

Lettura della Quinta Sinfonia di Beethoven


Ludwig van Beethoven, uomo di cultura, serio, severo, grande musicista e compositore, sfoggia tutta la sua bravura e la sua passione con la Quinta Sinfonia, frutto di coraggio, di fantasia, ma soprattutto di grandi sofferenze.

Siamo negli anni 1804-1808: il Maestro sta diventando sordo. Vive in totale solitudine e la Musica rimane il suo unico mezzo di espressione. Così scrive la “Sinfonia del Destino” raccontandoci, con un’orchestra ingrandita fino a 80 elementi, le emozioni, le sofferenze e la lotta dell’Uomo contro le forze avverse del Destino.

La Sinfonia è divisa in 4 tempi. Nel Primo tempo il destino “bussa alla porta”: la musica ha colore scuro, tenebroso, incute paura. Un turbinio di violenza inaudita si scaglia con forza decisa sullo spettatore con un timbro sonoro molto duro, frazionato in continui colpi di percussioni e bilanciato dal dolce suono di viole e violoncelli (gli strumenti preferiti di Beethoven), con qua e là “assoli” di corni e di oboe.

Nel Secondo tempo (nell'Andante con moto) il musicista sembra schiacciato e oppresso dal peso del destino. La musica è più lenta, dolorosa e soffocata, con brevi scatti forti e veloci.

Nel Terzo tempo avviene la reazione: l’uomo, stanco di soffrire, è pronto a riscattarsi e decide di combattere fino alla fine. La musica è vivace, accesa, viva nel contrasto delle sue forze opposte: forte ed ampiamente ritmata, è ora la vera padrona di tutto in questa lotta eterna. Un crescendo emozionante ci introduce nell’ultimo tempo, nell'Allegro finale: una melodia carica di sentimento e di coraggio, suonata in prevalenza sulla scala ascendente di Do maggiore, sancisce la vittoria finale dell’Uomo sul Destino. La musica è trionfale, l’orchestra esplode in suoni e colori, il ritmo accelera, le viole suonano all’impazzata, le percussioni tuonano, mentre la voce del Destino si fa sempre più sorda, schiacciata dalla musica possente dell’Uomo, fino a svanire nel nulla.

E finalmente, nella melodia di coda, l’Uomo trionfa.

Allegoria della forza del Bene che sconfigge il Male.

Luca Alfonso, 3 G

6 gennaio 2011

Il violino d'oro


C’era una volta un ragazzo molto povero che amava la musica. I suoi genitori erano morti e i suoi parenti lo avevano abbandonato. Un giorno per la fame incominciò a rubare un po’ di cibo; poi volle spingersi più in alto e decise di derubare il re. Organizzò tutto con i suoi amici poveri. Anche il re amava la musica, anzi era famoso proprio per questo. Il ragazzo riuscì ad entrare nel castello e per la prima volta nella sua vita vide un violino, ma non un violino qualunque: era un violino ricoperto d’oro! Provò a suonarlo... che meraviglia! Il re lo sentì, ma anche le guardie lo sentirono e lo arrestarono. Una volta in prigione il re andò a parlargli e gli fece una proposta: diventare il suo Maestro di Corte. Il giovane accettò. Studiò tanto su quel violino d’oro e diventò uno dei migliori Maestri di Corte d’Europa. E fu felice e soddisfatto di se stesso perché, lavorando sodo, era riuscito a realizzare il suo sogno. Ogni re di ogni paese lo avrebbe voluto con sé ma lui rimase nella città dove era nato e rimase lì fino alla morte.

Pierpaolo Martino, 2G

Amore


Vienna antica ... festa da ballo ...

Una dolce fanciulla, timida e bella, balla con il giovane principe. Ballano e ballano senza stancarsi mai ... conducono il ballo e non sbagliano un passo ... non sentono altro se non la musica e il battito del proprio cuore ... Sembrano ballare dentro una sfera, non si accorgono del tempo che passa ...

E’ tardi, l’orchestra va via, ormai stanca per aver suonato tutta la sera. Il salone è deserto ma loro continuano a ballare ... non si possono più fermare perché l’incanto è troppo forte! E la sfera si muove, si alza, vola, vola molto in alto, lontano dal castello, lasciando dietro solo una scia dorata. Volano verso la luna ... una stella si illumina e poi sparisce ... ora sono insieme e non importa dove.

Questo è Amore!

Lorenza De Fazio, 2G


Il principe cavaliere

C’era una volta un principe cavaliere molto fedele al suo re. Era molto bravo in guerra ma aveva anche un’altra passione: la musica. Suo padre, il re, credeva però che fosse molto portato per la guerra. Il cavaliere suonava il suo violino di notte e di nascosto, per non farsi scoprire. Ma anche il re di notte si divertiva a fare il “musicista”, e nessuno lo sapeva. Una notte i due, rinchiusi in stanze diverse del castello, suonarono insieme: il cavaliere suonava guardando le stelle, il re si domandava in cuor suo chi fosse l’altro musicista. La loro musica era in tale sintonia che sembrava provenire da uno strumento solo. Il giorno dopo il cavaliere confessò al padre il suo segreto. Il re fu molto felice ed insieme formarono una piccola orchestra.

Da allora la dinastia fu di musicisti.

Giulio Mercoledisanto, 2G

Le tre storie sono state realizzate in classe sull'ascolto di

Eine kleine Nachtmusik K.525 di W.A.MOZART