26 dicembre 2009

Chopin, un Mito!

Quante volte, durante l'inverno, seduti davanti alla televisione, avete visto annoiati la pubblicità di qualche prodotto e avete pensato di sostituirne la musica? Noi della Terza C abbiamo fatto questo gioco e abbiamo abbinato alla pubblicità di una nota cioccolata svizzera il "dolcissimo" Notturno in Mi bemolle maggiore op.9 n.2 di Fryderich Chopin.
LO CONOSCETE???

Chopin è stato il più grande compositore di Notturni, all'epoca molto apprezzati nei salotti aristocratici parigini, tanto che fu presto soprannominato "il Poeta del Pianoforte". Dedicò il Notturno op.9 n.2 alla nota pianista Maria Pleyel. I critici affermarono che Chopin era troppo giovane per comporre capolavori ma noi pensiamo che non bisogna certo avere i capelli bianchi per essere un grande musicista! L'atmosfera che il Notturno ha creato intorno a noi, quando l'abbiamo ascoltato in classe, è sognante, fiabesca, quasi irreale. Ti dà la sensazione di esserti appena svegliato dopo un lungo e riconciliante sonno. E hai voglia di cioccolata!

Gli alunni della Terza C

nella foto: F. Chopin (Varsavia 1810 - Parigi 1849)

21 dicembre 2009

Turandot, la Principessa di ghiaccio

La stagione lirica del teatro Petruzzelli di Bari si è aperta domenica 6 dicembre 2009 con Turandot di Giacomo Puccini, diretta dal Maestro Renato Palumbo con la regia di Roberto De Simone. Per noi c’erano DUE inviati "molto speciali": Federica Rolli e Antonio Bertolino. Entrambi ci raccontano l’Opera, ma ognuno secondo un proprio punto di vista perchè a Federica è piaciuta la bella Turandot che impara l’amore, Antonio ha tifato per il principe straniero che, come uomo, di quell’amore è solo la povera vittima!

Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini e successivamente completata da Franco Alfano.

La storia si svolge a Pechino. Un Imperatore della Cina aveva una figlia di nome Turandot, bellissima ma crudele. Non voleva sposarsi, ma l’Imperatore desiderava un erede al trono. Così lei acconsentì ad incontrare i numerosi pretendenti, giunti da ogni parte del mondo per chiederla in sposa, ponendo loro una condizione: avrebbe proposto tre enigmi e solo chi fosse riuscito a risolverli, sarebbe diventato suo sposo; diversamente sarebbe stato condannato a morte. In molti accorsero, attratti dalla bellezza di Turandot, ma nessuno seppe sciogliere gli indovinelli. Un giorno si presentò a corte un giovane principe, venuto da terre lontane e perdutamente innamorato di Turandot al punto da mettere in gioco la sua vita. Il suo nome era sconosciuto a tutti, tranne che a suo padre ed alla serva Liù. Nella sorpresa generale riuscì a svelare gli enigmi, ma non volle obbligare la principessa a diventare sua sposa. Le pose, invece, un nuovo enigma: se lei fosse riuscita a scoprire il suo nome, l’avrebbe sciolta dall’impegno e lui avrebbe perso la vita. Per tutta la notte Turandot cercò di scoprire il nome del principe sconosciuto arrivando persino a torturare il padre e la schiava, che preferì pugnalarsi piuttosto che rivelare quel nome. Da questo gesto Turandot capì cos’è l’Amore ed il matrimonio fu celebrato.

Le scenografie sono state molto imponenti: per rappresentare l’esercito imperiale al coro sono state affiancate riproduzioni delle famose “statue di terracotta”. Anche i costumi sono stati fedeli a quelli dell’antica Cina. Splendida l’interpretazione di Turandot e della schiava Liù. Bravissimo il coro delle voci bianche, preparato e diretto con altissima professionalità dalla prof.ssa Emanuela Aymone.

Federica Rolli IIIG


Turandot è un’opera lirica molto particolare: la bellissima principessa Turandot sfrutta il suo fascino orientale per mietere vittime fra gli uomini, che lei odia perché molto tempo prima una sua antenata era stata vittima di abusi da parte di alcuni tartari, allora dominatori in Cina. Turandot sottopone ogni tenace pretendente a quesiti impossibili da risolvere; in caso di errore, il malcapitato va incontro all’ascia del boia, fin troppo spesso impiegata!. Tutti a corte sembrano stufi di tutte queste continue decapitazioni, compresi i tre ministri Ping, Pang e Pong, che inscenano canti rimpiangendo la loro antica tranquillità in campagna. Un bel giorno giunge, dalla lontana Persia, un principe di nome Calaf, deciso ed astuto, invaghito della bella Turandot. E’ accompagnato dal padre, e dalla dolce Liù, segretamente innamorata di lui, che cercano di distoglierlo da tanta sconsiderata follia. Ma nonostante le suppliche, Calaf suona il gong e dà inizio al gioco degli enigmi della principessa di ghiaccio, enigmi che risolve abilmente ed in breve tempo. La principessa mostra per la prima volta un’emozione che non è odio, ma supplica il padre di non consegnarla allo straniero. Calaf le propone allora una sfida: per avere la sua testa dovrà indovinare il suo nome prima dell’alba. Turandot fa catturare Liù, che preferisce morire pur di non rivelare il fatidico nome. Il giorno dopo, però, accade un fatto assai strano: Turandot, invitata a proclamare il nome del principe persiano, griderà: “AMORE!”

Questa fantastica storia è stata ambientata, nella regia di Roberto De Simone, in una scenografia mozzafiato, che racchiude in sé tutto il fascino e il mistero della cultura orientale, grazie anche a costumi di scena sfarzosissimi che ricordano l’età antica cinese. Anche i cantanti sono stati sublimi! Non mi sono davvero accorto del passare del tempo!

Antonio Bertolino III F

Nella foto: Giacomo Puccini (1858 - 1924) al pianoforte

17 dicembre 2009

Cecchina, quella buona figliola!

Commedia esilarante dal ritmo divertente, un interminabile insieme di intrugli amorosi e di amori impossibili per il geniale personaggio che ha consacrato Niccolò Piccinni, quel baresotto venuto dal nulla che ci ha divertito tutti, preannunciando quelle che poi sarebbero diventate le attuali commedie televisive, con la CECCHINA. Tutto iniziò quella ormai lontana sera del 6 febbraio 1760, quando al Teatro delle Dame di Roma le musiche di Piccinni, sul libretto di Carlo Goldoni, si innalzarono verso un cielo di risate dando così vita a quella contadinella al servizio del marchese della Conchiglia, e perdutamente innamorata di lui, ma con alle spalle un buffo spasimante di nome Mengotto. Nell’evolversi della vicenda, l’amore tra la contadina ed il suo nobile marchese viene compromesso dal dislivello sociale, dalle trame della sorella marchesa, dal cavaliere Amidoro, dalle malelingue che non mancano mai e dai complotti di servitù. Così, tra pentimenti e frustrazioni, la povera Cecchina è costretta a lasciare la città. Entra in scena il soldato tedesco Tagliaferro, alla ricerca di una bambina con una voglia sul petto, scomparsa parecchi anni orsono al suo nobile signorotto. Ed ecco la sorspresa! … la bambina tanto cercata è proprio quella “buona figliola” della Cecchina! Provate così le nobili origini della giovincella, può essere celebrato il matrimonio, anzi … i matrimoni perché finalmente, dopo altre peripezie, possono sposarsi anche Mengotto con Sandrina (la pettegola del palazzo), la marchesa con Amidoro e, naturalmente, la Cecchina con il marchese. E tutti, felici, cantano in coro:

Scenda Cupido, Dio degli amori,

gli amanti dei cuori venga a legar.

E il diletto di un vero affetto,

oh, non si veda mai terminar.

Stefano Castellana III G

(nella foto: statua di N. Piccinni a Bari)

14 dicembre 2009

Ascoltando Beethoven ...


... con gli alunni di III G.

Se sei lì, seduto su una poltrona in teatro, e odi le meschine note del “destino”, spinto da un’onda sonora che ti vuole allontanare da quel pozzo senza fondo, stai ascoltando la Quinta Sinfonia di Beethoven (Stefano Castellana). La Quinta si scaglia su di noi con molta violenza di suono…(Miriana Ivona). Rappresenta la tragedia dell’implacabile, inflessibile Destino (Mauro Sylos Labini). E’ drammatica, paurosa, lavora ritmicamente e solo su due note; è la lotta dell’Uomo contro il Destino, ma sembra la lotta del Bene contro il Male! (Nicca Ramdhunnee). Il Destino: incognita della vita, instaura paura nell’animo di ogni essere umano, ma può essere sconfitto dalla Forza dell’Uomo (Michele Ranieri). Ci può far vivere nel terrore o nella gioia, ma il Destino della Quinta Sinfonia si esprime con suoni rudi, che ci colpiscono già al primo ascolto (Nicolò Mininni). La cosa che risalta di più dal Primo al Quarto Tempo è che a Beethoven piaceva scivolare fuori da ogni calcolo. Il genio che aveva in testa non lasciava spazio alla carta ed al gusto degli spettatori; ancora oggi restiamo stupiti da ciò che egli ha scritto parecchio tempo fa’ (Daria Miricola).

La Sesta Sinfonia, invece, è un romanzo della Natura (Chiara Marzullo). Composta in campagna, fa percepire all’ascoltatore una dolce quiete, perché scritta con il cuore (Giulia Corniola). Per il suono melodioso degli strumenti, nel Secondo Tempo sembra di essere in una fiaba (Giuseppe Grimaldi). Solo pensando alla campagna ed al ruscello Beethoven riesce ad ottenere suoni morbidi; questo ci fa capire la grande influenza della Natura sul suo animo (Francesco Gasbarro). Poi, d'improvviso, lampi e tuoni: la musica diventa forte e rapida, cupa e lenta (Vito Giorgio Sassanelli). Musica ancora fuori dagli schemi, dalle aspettative fuori dal mondo, con battute personalizzate per una personalissima ed inimitabile Sinfonia (Stefano Castellana). La Natura in tutto il suo splendore, con amore, dialoghi ed impressioni, è la migliore prova vivente della perfezione di Dio (Nicolò Mininni). Nell’ultimo Tempo Beethoven ringrazia Dio per tutto quello che ha creato, sapendo che il ringraziamento è la migliore forma di preghiera (Giulia Loiacono).

Al suono dolce e violento della creazione, l’Universo si forma con la Nona Sinfonia, che unisce in tutta la sua bellezza quel che trova, fino al dolce canto dell’Ode alla Gioia (Claudia Bagnoli). Nell’Adagio è rappresentato l’Amore come forma di Pace (Marcello Guarducci). Nell’Ode alla Gioia c’è presenza divina, potente e maestosa, che unisce l’intera umanità (Giulia Loiacono). Freude e Freunde (Gioia e Amici): due parole che, unite insieme, significano Fratellanza. Dovrebbe essere raccontata in ogni Sinfonia (Nicca Ramdhunnee). Il coro canta ad un’unica voce a simboleggiare l’unità dei popoli (Bibiana Ricco). Il richiamo dei corni annuncia la solenne apparizione divina (Marcello Guarducci).

La musica sinfonica di Beethoven è come una storia d’amore: turbolenta, complessa, difficile (Carla Altomare)


(nella foto: Ludwig van Beethoven (1770-1827)


4 dicembre 2009

CARMEN... tra Bizet e Sarasate

Spagna ottocentesca … una regione quasi esotica, lontana dal resto dell’Europa, che ha sviluppato un proprio folklore basato sulla tradizione antica delle danze popolari. La città più caratteristica: Siviglia, dove è ambientata l’opera lirica Carmen di Georges Bizet … e non solo! Volete conoscerne la trama? E’ un po’ forte!
Carmen, una gitana bella e ribelle, arrestata per rissa, seduce Don Josè, il capo delle guardie, con un fiore ed una ammaliante Habanera. Ricercati, i due fuggono insieme tra i monti e trovano rifugio presso i contrabbandieri. Ma un bel giorno compare Escamillo, il coraggioso torero. Carmen si innamora di lui e senza pietà abbandona Don Josè, ormai fuorilegge per colpa di lei. L’ultimo atto è agghiacciante: a Siviglia, durante la corrida, Don Josè, disperato, supplica Carmen di ritornare con lui e, al suo rifiuto, la uccide mentre la folla, dalla Plaza de toros, urla acclamando la vittoria di Escamillo.
Per il cruento finale, l’opera Carmen non piacque affatto al pubblico di allora e questo fece molto soffrire Bizet, che morì solo tre mesi dopo la prima rappresentazione, avvenuta a Parigi il 3 marzo 1875. La sua musica, però, brillante, vivace, molto ritmata, piena di vita e di colore spagnolo, ricca di originali “contaminazioni” arabe e gitane, ricomincerà a vivere nei virtuosismi violinistici della Carmen Fantasy di Pablo de Sarasate (1844-1908), il più grande violinista spagnolo. Così tra glissandi, flautati, staccati, balzati, legati, pizzicati, suoni rapidi cromatici, doppi, tripli e quadrupli, riprenderanno vita le sue più belle melodie come la danza del fiore, habanera, la sfilata del toreador, la danza gitana.
Pierluigi Abrescia II G
Alfredo Barra IIG
Nella foto: il compositore Georges Bizet (1838 - 1875)

15 novembre 2009

Il gioco dei Tarocchi nel Flauto magico di Mozart

Conoscete le carte dei Tarocchi? Mozart sì e ci giocava spesso! I Tarocchi erano di gran moda nel Settecento, soprattutto nei circoli massonici che Mozart frequentava. Lo sostiene il musicologo italiano Francesco Attardi che, nel saggio Viaggio intorno al Flauto magico (Libreria Musicale Italiana, Lucca 2006) fornisce un’originale lettura del capolavoro mozartiano, accostando scene e personaggi dell’opera alle 22 figure degli Arcani Maggiori. Vogliamo divertirci anche noi! ma prima dovete sapere che il Flauto magico è la storia di un percorso allegorico che il protagonista, principe Tamino, deve compiere per conquistare felicità e sapienza. Sulla sua strada incontrerà strani personaggi, come il buffo Papageno, la perfida Regina della Notte, il misterioso Sarastro, il demoniaco Monostato, e dovrà superare difficili prove ma gli saranno di aiuto la bella Pamina ed il suono arcano di un flauto …magico! Ed ora … buon divertimento con gli Arcani!

La Papessa è la carta che rappresenta la spiritualità, l’Imperatrice la carta della donna di potere e autorità: nel Flauto magico sono entrambe la Regina della Notte, nelle sue diverse apparizioni. L’Imperatore ed il Papa sono invece i due aspetti di Sarastro, uomo di potere ma benefico e dalla forza spirituale.

L’Innamorato è la carta di Tamino, innamorato della bella Pamina. Il Carro è una delle carte di Sarastro: vi è rappresentato un re alla guida di un carro trainato da due cavalli: la saggezza e la spiritualità.

La Giustizia è il lieto finale di tutta la storia. Tamino infatti vince sul Male. L’Eremita, il saggio con la lanterna, alla continua ricerca della Verità lungo la strada della Vita, è un ulteriore rappresentazione di Sarastro, il Gran Sacerdote. La Ruota della Fortuna rappresenta il continuo cambiamento delle situazioni sceniche, dall’inseguimento del drago alla vittoria finale. La Forza accompagna Tamino nel superamento delle prove.


L’Appeso è Papageno che, dopo aver fallito le prove ed aver perso Papagena, vuole impiccarsi. La Morte, l’Arcano senza nome, è una carta particolare: abbinando morte e rinascita, indica il cambiamento. Pensiamo a Tamino ed al suo difficile percorso da perdente a vincitore. La Temperanza è la carta del “ragionamento”. Nel tempio di Iside Tamino dovrà, infatti, scegliere, con calma e lucidità, fra tre porte (Ragione, Natura e Sapienza). Prenderà quella giusta: la Sapienza!Il Diavolo è il cattivo, è Monostato, il demone fedele alla Regina della Notte. La Torre è la scena nella quale la Regina della Notte e tutti i suoi demoni seguaci sprofondano nel centro della terra, nel buio eterno
La Stella è Pamina, la donna amorosa, compagna e guida. La Luna rappresenta l’inconscio, l’oscurità che circonda lo spirito. La associamo a Pamina nei momenti di difficoltà, soprattutto quando deve difendersi dal male. Il Sole, al contrario, è il trionfo della luce sulle tenebre, allegoria della ragione e della conoscenza. Nella scena finale, infatti, nel Tempio del Sole Sarastro, seduto su di un trono, accoglie Tamino e Pamina nella confraternita, tra coloro che amano sapienza e bellezza.Il Giudizio è, infatti, proprio il gran finale! Il Mondo rappresenta l’Opera mozartiana nel suo insieme dei personaggi, delle vicende, delle suggestioni.

E il Matto? ma è quel mattacchione di Schikaneder, il librettista dell’opera, attore comico, cantante ed amico di Mozart. Alla prima rappresentazione, avvenuta a Vienna il 30 settembre del 1791 (due mesi prima della morte di Mozart!) impersonò Papageno, matto come lui!

Ne rimane uno: il Bagatto, il giocoliere, che con la bacchetta da prestigiatore compie i suoi giochi di illusione. Chi è? è’ colui che tira le fila della storia, che gioca con parole e note, che compone la musica! è proprio lui, è Wolfgang Amadeus MOZART!!!

Antonio Bertolino 3F

Serena Chionna 3F

23 ottobre 2009

Una tragedia d'amore ... "Tosca"

di Federica Rolli
nostra "inviata speciale alla Lirica"

La stagione lirica 2009/2010 è iniziata al Teatro Piccinni il 21 settembre 2009 con la rappresentazione dell’opera Tosca di Giacomo Puccini. Il maestro Renato Palumbo ha diretto mirabilmente l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari.

La storia è ambientata nel 1800, nella Roma “papale”.

Il pittore Mario Cavaradossi viene ricercato per aver dato aiuto ad un amico appena evaso di prigione, con il quale condivide un sentimento politico a favore di Napoleone Buonaparte. La sua promessa sposa, Tosca, nel tentativo di aiutarlo, uccide il comandante di polizia (il cattivo Scarpia) ma invano! Mario viene comunque fucilato e Tosca si suiciderà per la disperazione, gettandosi dalle mura di Castel Sant’Angelo.

E’ un’opera ricca di effetti scenici. L’eroina pucciniana (interpretata dal famoso soprano russo Maria Guleghina con entusiasmante passione) spicca tra i personaggi per la sua forte personalità. Molto belli i duetti canori. Particolarmente interessante il coro di voci bianche diretto da Emenuela Aymone, che ha dato una nota di leggerezza all’opera.

Mi sono piaciute molto le scenografie e soprattutto la scelta dei colori utilizzati per gli abiti di Tosca, in netto contrasto con i colori del contesto, piuttosto tetro…

Federica Rolli 3G



21 ottobre 2009

L'Elisir d'amore....magari esistesse!

di Federica Rolli
nostra "inviata speciale alla Lirica"

L’ultima opera in cartellone della Fondazione Petruzzelli prima della pausa estiva è stata rappresentata nello Spazio 7 della Fiera del Levante di Bari, il 29 giugno 2009. Si tratta dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, diretta per l’occasione dalla bravissima canadese Keri-Lynn Wilson. Già dalla prima rappresentazione, che avvenne il 12 maggio del 1832, al teatro Cannobiana di Milano, l’Opera ebbe un enorme successo.
La storia è ambientata alla fine del Settecento nei Paesi Baschi, dove viveva la bella Adina. Ella siede in disparte e legge ad alta voce l’antica storia di Tristano e Isotta, innamorati grazie ad un magico elisir, mentre Nemorino, un contadino umile e povero, osservandola si strugge d’amore. Nemorino è talmente timido che è incapace di rivelare i propri sentimenti all’amata; decide quindi di procurarsi un filtro che abbia quelle stesse caratteristiche. Giunge al villaggio il dottor Dulcamara, un ciarlatano con pretese di taumaturgo, che narra alla folla, incantata dal suo fascino, i poteri delle sue miracolose pozioni. Nemorino impegna tutti i suoi averi per acquistare un elisir d’amore capace di far innamorare la bella Adina. Ma l’elisir è solo una bottiglia di vino rosso, che scatena canti e balli! Alla fine però il sogno d’amore trionfa. Tutti contenti, anche Dulcamara, che continua a vantare il suo portentoso elisir!

Ho trovato l’Opera appassionante e divertente grazie al gioco degli equivoci ed all’atmosfera romantica tipica delle fiabe, con musica e canti allegri e gioiosi.

Federica Rolli, 3G

4 ottobre 2009

TRE contro TUTTI, il TRIPLO di Beethoven

Bari, 29/9/2009: Concerto dell’Orchestra Sinfonica della Provincia. In programma il Triplo Concerto per violino, violoncello e pianoforte di Ludwig van Beethoven con un trio d’eccezione, che si accinge a registrare l’opera integrale dei Trii di Beethoven, Schubert e Schumann:

Franco Mezzena (violino)

Nicholas Jones (violoncello)

Stefano Giavazzi (pianoforte)

Meritato successo di pubblico e critica. Noi eravamo lì ad intervistare i solisti. E poiché siamo di “Sol Re La MI”, incominciamo con il violinista, Franco Mezzena, dalla tecnica brillante e comunicativa, punta di diamante del violinismo internazionale, che ci riceve dietro le quinte con distinto fair play.

Maestro Mezzena, nel concerto di stasera abbiamo ascoltato tre strumenti dal carattere molto diverso. Perché lei ha scelto proprio il violino?

In verità ho iniziato con il pianoforte, sotto la guida di mio padre, poi sono passato al violino. E’ uno strumento meraviglioso per la dinamica e per la ricerca del suono.

Cosa prova quando suona in pubblico?

Molta paura! L’emozione è forte, soprattutto quando, come questa sera, c’è un pubblico che “si sente” e che “trasmette”. Come diceva Paganini, a volte si crea un “elettricismo” tra il solista ed il suo pubblico, e questo è straordinario! Però, se mi chiedete se ho paura prima di incominciare a suonare, io vi rispondo: Sì! Pensavo che questa emozione sarebbe passata con il tempo e l’esperienza, invece no. Anzi è sempre peggio perché, nei concerti importanti, aumenta la responsabilità. E voi siete musicisti?

No, ma incominciamo a frequentare i concerti.

Questo è molto importante. Ne parlavo tempo fa’ con il mio maestro, Salvatore Accardo: il pubblico dei concerti oggi è sempre piuttosto anziano e non c’è ricambio generazionale. E’ importante avvicinare i giovani alla musica, non solo per la loro crescita culturale ma anche per poter far continuare la musica stessa.

E’ vero! Dispiace vedere poche persone ad un concerto!

Sì, ed è sintomo di qualcosa che non va. E’ un progetto antico, al di là dei governi che si succedono: togliendo la cultura alla massa, la massa è molto meglio governabile.

Lei avrebbe una soluzione per avvicinare i giovani alla musica classica?

Dovrebbero fare qualcosa i Media e la Scuola. I giovani amerebbero la musica classica se la conoscessero, se venisse loro proposta; invece è sempre assente sia in radio che in televisione, come è assente nel sistema scolastico una scuola propedeutica in grado di educare alla musica già dall’infanzia. Una volta, pur con un solo canale, il palinsesto televisivo prevedeva documentari, dibattiti politici, concerti dal vivo ed opere teatrali. Il venerdì, per esempio, trasmettevano sempre Teatro ed io ho conosciuto Eliot e Beckett proprio grazie alla televisione! Era una forma di “educazione alla cultura” per i giovani e le sale da concerto erano sempre piene.

Lei che ha viaggiato tanto, ha notato differenze tra l’Italia e gli altri Paesi? Cosa dobbiamo invidiare agli altri?

Credo che per noi musicisti l’ultimo paradiso sia ormai il Giappone, dove il pubblico affolla le sale da concerto con molta curiosità e la scuola forma alla musica già dalla prima infanzia. E’ una mentalità diversa! E’ una “cultura” diversa! In Europa va un po’ meglio forse in Germania ed in Inghilterra.

E’ difficile emergere facendo il suo lavoro?

Sì, è difficile! Strano a dirsi: cala l’audience ma aumentano gli artisti! Forse per la mia generazione era più facile emergere perché eravamo di meno ma oggi i musicisti sono tanti e tutti di alto livello! Ci vuole fortuna (anche nel trovare un bravo insegnante!), poi tanti soldi, tanto studio, un buon management … E’ una lunga catena! Però bisogna provarci lo stesso: volere è potere!

I sacrifici e le soddisfazioni di un concertista?

Solo tanto, tanto studio, sempre! Ma con la passione ti pesa meno.

Perché stasera … la camicia rossa?

Un caso. Uso indifferentemente il nero, il blu ed il rosso. Il mio collega violoncellista crede che voglia fare la “star”! Ma non è così! E’ solo per variare un po’…

Grazie. Avviciniamo il violoncellista Nicholas Jones, un romantico scozzese, che stasera ci ha emozionato con il “canto” del suo strumento. How did your passion for the music start?

It’s a long story. My grandmother always played piano and I sang with her. I started playing violin. Finally I started cello and now it’s my passion. I can’t imagine my life without music!

Una domanda anche al maestro Giavazzi, sorridente, simpatico e dal meraviglioso “tocco” pianistico. Perchè proprio la scelta del pianoforte?

Perché ha la possibilità di fare così tanti suoni, come fosse una piccola orchestra, mentre gli altri strumenti hanno un “che” di monotono, come se mancasse loro qualcosa! Al pianoforte, anche se sei solo, sei in grado di suonare tutta la musica! E’ bellissimo!

Ancora grazie, complimenti ed auguri per i vostri successi!


La redazione

5 giugno 2009

Riflessioni in Musica

Mercoledì 20 maggio, alle ore 17, presso la palestra della nostra Scuola, abbiamo messo in scena la nostra manifestazione di fine anno scolastico, organizzata dalle proff. di Musica ed interpretata dal Coro di 2F - 2G e dall’Orchestra - Coro del Laboratorio di Musica.
Titolo della manifestazione-concerto: Riflessioni in Musica - I diritti negati.
Abbiamo iniziato con alcune letture molto toccanti, che hanno subito catturato l’attenzione del pubblico, numeroso, venuto ad assistere all’evento. Quindi abbiamo dato il via alla musica con l’Ode alla Gioia di Beethoven, suonato e cantato a gran voce, in tedesco! Siamo andati avanti alternando poesie d’autore con nostri pensieri, riflettendo su guerra, prigionia, disoccupazione, schiavitù e sogni rubati.
Nel programma: Spiritual, canti moderni e canti antichi, in varie lingue. Luci spente e proiezione di diapositive a tutta parete che, nella loro successione, sottolineavano le emozioni trasmesse dalla musica. Momenti di grande commozione del pubblico su Heal the World, con annesso video, e sul canto Yiddish, corredato dalle immagini dei dipinti di Chagall.
Applausi, tanti e sinceri, che hanno coronato il nostro lavoro.
Ringraziamenti alle proff. ed alla Preside, sempre pronta e disponibile a tutte le nostre iniziative, perché crede molto in noi.
“A caldo” abbiamo catturato anche qualche commento.
Manifestazione faticosa da preparare, per far venire bene i canti. Alla fine, però, tanta soddisfazione! (Sabrina M.)
E’ stata un’occasione per esprimerci (Francesca S.M.)
E’ stata una prova di coraggio, anche per chi, come me, ha recitato. E poi… i genitori si sono commossi! (Bianca M.)
Difficili i canti perché malinconici, ma l’atmosfera era perfetta (Mario F.)
Volevamo ottenere qualità, e ci siamo riusciti (Giovanna L.)
Io ero in prima fila, ho suonato e cantato: mi mancava il fiato! (Francesco D.)
E’ stato difficile mantenere la calma fino alla fine, senza sbagliare, senza andare troppo veloci! (Antonio B.)
Tutto è stato molto bello! (Federica M.)
E’ stata un’occasione per far partecipare anche coloro che, di solito, tendono a rimanere indietro (Fabrizio B.)


La redazione: Antonio Bertolino
Giovanni Bronzini
Francesco Petrocelli
(nella foto: White Crucifixion di Chagall)

31 maggio 2009

IL LAGO DEI CIGNI di P.I.Cajkovskij


P.I.Cajkovskij, compositore russo, nasce nel 1840. Insegna in Conservatorio, viaggia per l’Europa ma poi ritorna a vivere nella sua amata campagna russa. Per nascondere la sua omosessualità, conduce una vita difficile e tormentata, alla quale porrà fine nel 1893, durante una terribile epidemia di colera, bevendo l’acqua inquinata del fiume Nèva.
Scrive Sinfonie sullo stile beethoveniano ma, a differenza del suo “maestro” tedesco, Cajkovskij non vince mai contro il proprio avverso destino.
Anche la sua musica ha una “doppia” natura: è dolcissima, fortemente passionale, ma anche tragica e sofferta.
Elaborando favole con melodie e danze dà vita al Balletto classico. Le sue storie più belle sono: La bella addormentata, Schiaccianoci e Il lago del cigni.
Vogliamo raccontarvi proprio questa storia, una storia di Amore e di Morte, come la vita del suo autore.


Atto 1°: Il principe Siegfried compie 21 anni. Si prepara una grande festa, durante la quale egli sceglierà la sua sposa. E’ l’alba. Il principe va a caccia sulla riva del lago, mentre in cielo compare uno stormo di bianchissimi cigni.
Atto 2°: Sulla acque del lago, dolcemente increspate, appare, meravigliosa, Odette, la regina dei cigni. Confida al giovane principe la triste storia della sua vita: trasformata in cigno dall’incantesimo del cattivo mago Rothbart, invidioso della sua bellezza, può riassumere il proprio aspetto umano solo di notte. Solo una promessa di amore eterno potrà rompere l’incantesimo. Siegfried, ammaliato, la invita alla festa di corte. Lì la sceglierà in sposa.
Atto 3°: Nella sala del castello hanno inizio i festeggiamenti e le danze. Appare un misterioso cavaliere accompagnato da una giovane vestita di nero: è il cattivo mago Rothbart e sua figlia Odile, nelle sembianze di Odette. Il principe le dà il benvenuto e le fa promessa di amore. Un violento tuono scuote la terra e la sala piomba nel buio. Il mago esulta: ha vinto! Il principe, resosi conto dell’inganno, fugge via alla ricerca della vera Odette.
Atto 4°: Siegfried raggiunge Odette sulla riva del lago. Lei è disperata per il crudele destino che l’attende. Danzando e piangendo si getta nel lago. Siegfried la segue.
Muoiono. Ma il loro amore vivrà in eterno.

Anna Maria Conticchio 3G
Francesca Santorsola 3G

29 maggio 2009

Mozart: musico o matematico?

Mozart, oltre che un genio della musica classica, era anche un matematico?
Componeva le sue Sinfonie con fantasia o con ordine numerico?
La risposta c’è.
Le componeva con un ordine numerico precisissimo, da vero genio della matematica, giocando con note e numeri: uno schema rigoroso, diviso in 4 Tempi, ognuno diviso in 3 parti, ognuna delle quali suddivise ancora in moduli tematici rigidi di 3 o di 4 battute, che non potevano in alcun modo essere invertiti o modificati, come fossero parti di un sistema matematico perfetto.
Ma entriamo nei dettagli, prendendo come esempio la Sinfonia n.40 K.550. E’ molto bella e sembra ricchissima di temi melodici; in realtà il modulo di riferimento dell’intera composizione è il tema iniziale, il cosiddetto Primo tema (20 battute in tempo a 4), con il suo disegno ritmico e melodico (3 note ribattute 3 volte, ed una scala discendente con 3 note ripetute 3 volte). Lo ritroviamo sempre, in tutti i 4 movimenti della Sinfonia, e sempre diverso. Mozart si diverte a ripeterlo, a modificarlo, a capovolgerlo, ad invertire le note. A volte semplicemente lo amplia arricchendolo con semplici scale o accordi.
Anche i temi degli altri movimenti sono strutturati secondo il disegno ritmico-melodico del Primo tema ma con una scrittura rigorosa, che procede per moduli di 3 o di 4 battute. Tutto è costruito con estrema abilità, come fosse una costruzione architettonica fondata su moduli e misure, come fosse un’espressione matematica fondata su formule ed algoritmi, ma con le note al posto dei numeri.
D’altronde se i grandi matematici erano anche musicisti, perché non … il contrario?
Federico Colasanto 2F
Edoardo Malpica Orabona 2F
(nella foto: Mozart e Einstein)

28 maggio 2009

La Donna guerriera


Die Walküre di Richard Wagner
Inviato speciale: Federica Rolli.

Giovedì 7 maggio 2009 sono andata ad assistere a Die Walküre di Richard Wagner presso lo Spazio 7 della Fiera del Levante, a Bari.
Nonostante il luogo inconsueto e le quattro ore di musica, la rappresentazione è stata fantastica, molto coinvolgente, accompagnata in modo mirabile dall’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari, diretta per l'occasione dal maestro Stefan Anton Reck.
I cantanti, tutti bravissimi, cantavano in tedesco ma un display proiettava la traduzione per rendere più comprensibile la visione dell’opera.
E poi la grande suggestione della storia d’amore, delle donne guerriere con la loro famosa cavalcata, dei giochi di luci, del canto, della musica! Originalissima la regia, curata da Walter Pagliaro.
E’ stata la prima Opera a cui ho assistito e sono molto felice di aver iniziato il mio percorso lirico-teatrale proprio con una grande Opera di Wagner.
Alla prossima!
Federica Rolli, 2G

22 aprile 2009

Oh mia Patria, sì bella e perduta!

di Saverio Albergo, del Giornale borbonico di Napoli.

Milano, 1852. Sono al teatro Alla Scala per la replica del Nabucco di Giuseppe Verdi.
Mi guardo intorno. Grande commozione: il teatro è pieno, tutti aspettano l’inizio dell’Opera, canto di Patria e di Libertà, in questa povera terra d’Italia, così tristemente divisa.
I giovani studenti, lassù nel loggione, sono pronti a lanciare i volantini tricolore con la scritta W VERDI (W Vittorio Emanuele Re D’Italia).
Con me nel palco un gruppo di distinti signori: Bartolomeo Merelli, impresario del teatro, il conte Camillo Benso (il Cavour), ed il Maestro Verdi.
Prende la parola Merelli: "Cerco di fare del mio meglio, contro tutto e contro tutti, tribunale austriaco della Censura compreso, per mettere il mio Teatro al servizio degli ideali liberali e rivoluzionari. Per la verità il maestro Verdi, con le sue Opere, mi aiuta in questa difficile impresa politica".
Il Cavour approva, sorride e promette il suo aiuto.
Cavour: "dispongo di un ottimo contingente militare: uomini scelti e preparati, guidati dal Garibaldi, un giovane coraggioso, che ha già affrontato diverse rivoluzioni. Non è con noi oggi perché ama la guerra, non la musica! Non riesce però ancora a dimenticare le fucilate della battaglia di Custoza. Del vostro grande sipario rosso farebbe giubbe per i suoi soldati! "
Il grande sipario rosso si apre. Un coro canta…
Va’ pensiero sull’ali dorate…
Del Giordano le rive saluta…
Oh mia Patria, sì bella e perduta…

Sono gli Ebrei, schiavi in Babilonia, che ricordano la loro terra.
Poi il silenzio.
Una lacrima solca il viso del maestro Verdi. Piange.
Ha ascoltato il suo Nabucco tante volte, eppure si commuove ancora!
Penso anch’io all’indipendenza, all'unità d'Italia, al mio Regno delle "due" Sicilie.
Forse presto saremo pronti anche noi!
Saverio Albergo, 3G
(nella foto: Verdi e Garibaldi)

19 aprile 2009

A teatro, come il Re!

Nella foto: il palco reale del Teatro Piccinni di Bari, inaugurato nel lontano 1854.
La sera del 6 febbraio 2009 noi eravamo proprio là (in 12 con la prof.) per il concerto della nostra Orchestra Sinfonica della Provincia, diretta dal maestro Carlo Frajese che, nel corso della sua carriera, ha diretto molte delle più celebri Orchestre del mondo (Santa Cecilia, RAI, Scala di Milano, San Carlo di Napoli, Kiev).
In programma: l’Ouverture Fantasia da Giulietta e Romeo di Cajkovskij e la Sinfonia Dal nuovo mondo di Dvorak.
Un’orchestra grandissima, quasi 80 elementi! Un’esperienza indimenticabile!
Dal palco reale abbiamo potuto osservare con accuratezza tutti i minimi dettagli del teatro e degli strumenti presenti sul palcoscenico in quel momento.
La musica è stata travolgente: temi brillanti, allegria e tanto ritmo nella Sinfonia Dal nuovo mondo, atmosfera di sogno e tanta passione in Giulietta e Romeo. Un MONDO di MUSICA!
Il direttore conduceva non solo l’orchestra e la musica, ma anche… le nostre emozioni.
Federica Rolli 2G

17 aprile 2009

Musica in versi: i Notturni di Chopin


Mare. Notte. Ascolta. Un pianoforte. Le dolci melodie dei Notturni di Chopin.
E siamo poeti!

Il mondo dolcemente si addormenta in una dolce melodia.
Le acque sono appena increspate.
In lontananza si intravede la fioca luce di un fuoco.
Tutto è quiete in questa magica notte
che sembra infinita.
Maria Antonietta Cafaro, 1G
(nella foto: il suo disegno)

Un sentiero si perde nel mare.
Vi si schianterà un’onda leggera
che non tornerà mai più
mentre la nebbia nasconde
la luna e le stelle.
Claudio Di Dio, 1G

Nel silenzio della notte….
una città sospesa su un mare incantato…
solo le stelle, intorno,
portano un po’ di speranza.
Alessandro Somma, 1G

La spiaggia è abbandonata
la luna si addormenta con le stelle.
Il mare, privo di forze, si fa trascinare da un soffio leggero
in questa notte che non avrà mai fine.
Pierluigi Abrescia,1G

Musica molto dolce …
ispira pensieri antichi
come una fiaba fantastica
in una spiaggia deserta
tra il fragore del vento,
la luce fioca della luna
e il lento ondeggiare del mare.
E vien voglia di danzare…
Luca Alfonso,1G





4 aprile 2009

Teatro Petruzzelli. Sapevate che...?

Il 4 ottobre 1854 si inaugurava a Bari il Teatro Piccinni, elegante, decoratissimo ma troppo piccolo per le aspettative della città. Così, per iniziativa dei fratelli Petruzzelli, del cognato Messeni e dei cittadini baresi, il 14 febbraio 1903 Bari inaugurava il Teatro Petruzzelli, grande, elegante, con una meravigliosa acustica ed un ampio palcoscenico.
La facciata del teatro, larga quasi 20 metri, presenta tre balconi e tre nicchie con i busti di Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini e Vincenzo Bellini, i tre grandi musicisti italiani d’Opera dell’800. Sopra, figurine allegoriche, un frontone curvilineo con la scritta Teatro Petruzzelli e Apollo che corona la Musica tra due grandi grifi alati che sembrano sorvegliare il tutto.

Il 27 ottobre 1991 un brutto incendio distruggeva il teatro. Oggi è stato ricostruito ma … cosa manca? Nel foyer siamo ancora accolti dalle statue di altri musicisti pugliesi: Giovanni Paisiello (di Taranto), Saverio Mercadante (di Altamura), Nicola De Giosa e Niccolò Piccinni (di Bari).

Ma quando entriamo in platea…dobbiamo lavorare un po’ di fantasia!
La grande cupola era tutta dipinta ad olio e rappresentava quattro scene di spettacoli di antichissima tradizione: Il carro di Tespi (inventore della tragedia), la Corsa romana, il Torneo medievale e la Corrida, divise tra loro da rami di palmizi (all’epoca molto di moda!)

Lo stesso pittore, il barese Raffaele Armenise, aveva dipinto ad olio anche il grande Sipario storico per ricordare un importante, antico evento cittadino: lo sbarco, nella Bari medievale, del doge veneziano Orseolo II che, nel 1002, con le sue navi aveva sconfitto i Saraceni.

Il tutto era poi arricchito dalle dorature di Emanuele Bonante, il fratello del mio trisnonno!
Alessio Bonante 3F

1 aprile 2009

Le nostre emozioni ... in versi

Ascoltando i quattro movimenti dell’ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini, abbiamo deciso di lasciar liberi i nostri pensieri. Abbiamo permesso loro di intraprendere le strade più diverse e poi, guidati dalle emozioni che le note hanno suscitato in noi, abbiamo deciso di tradurre in parole quello che il cuore ci dettava!Vogliamo condividere con tutti voi i nostri semplici versi e tutto ciò che spesso non è facile dire!!!!

Primo movimento: Andante
MALINCONIA
In un attimo il silenzio…
Tutto nuoce in questo spazio!
L’oscurità e l’ombra…
Come un vecchio cimitero,
tetro come le nuvole cariche di pioggia.
Ma in un momento
un raggio di speranza
attraversa il buio come una danza
di angeli venuti dal cielo
per distruggere la malinconia!
La speranza dura solo un istante,
la luce si allontana e man mano si dissolve,
ma nell’aria un’impronta ha lasciato.
Davide Barba 3 B

Secondo movimento: Allegro
PENSIERI
Tutto è in movimento…
L’ansia e la frenesia sono qui!
La pioggia batte sui vetri
e dopo un rumore che squarcia il cielo,
tutto si calma:
Ecco, finalmente sboccia
in tutta la sua bellezza,
in tutto il suo splendore…
…il primo fiore!
Paolo Cuomo 3E

Terzo movimento: Pastorale
EMOZIONI
Ciao bocciolo di rosa,
creatura incantevole,
creata per essere ammirata,
e capisco perché se ti vedo esisto…
La tua bellezza mi abbaglia,
il tuo fascino mi trasporta in un mondo fantastico.
Tu stupenda creatura…
Essere perfetto…
Incantevole…
Sublime…
Giorgio Lorusso 3 B

Quarto movimento: Allegro Vivace
VITA E COLORI
Ho una scatola di colori
per esprimere le mie emozioni.
Ho l’arancione per la mia voglia di vivere,
il verde per la speranza,
il blu per i miei sogni,
il rosa per le mie amicizie.
Mi sono seduta e seguendo le note,
ho disegnato la mia vita!
Nevi Pekmezi 3 E




31 marzo 2009

Il triste canto Yiddish

Avete mai sentito parlare degli ebrei dei ghetti? Brutta storia! Eppure anche loro hanno composto musica: canti bellissimi nella loro lingua, l’yiddish (un dialetto ebraico – tedesco con alcune parole slave) che si è sviluppato soprattutto nell’Est dell’Europa. Tra i tanti canti originali yiddish noi abbiamo realizzato a Scuola (per il progetto pluridisciplinare “Diritti negati”) La marcia dei disoccupati . E’ il canto disperato di operai che, dopo aver costruito “case, castelli e città”, si trovano tutti, improvvisamente, senza lavoro a causa di un licenziamento di massa. Con molto rancore nel cuore sfilano in una marcia “corale” denunciando la loro miseria e proclamando i loro diritti. Le parole sono tristi ma profonde e sanno rendere vivi i sentimenti che intendono comunicare. La musica ha ritmo di marcia ed è composta da quattro strofe interrotte da interludi musicali molto melodici (caratteristici della musica yiddish), che all’epoca venivano eseguiti dal violino o dal clarinetto (i tipici strumenti ebraici). Le melodie sono bellissime ma molto malinconiche perché interpretano il ricordo dei bei tempi passati in tranquillità. Noi le abbiamo realizzate con il pianoforte ed un particolare canto a bocca socchiusa, eseguito in maniera dolorosa e flebile. Risultato? Originalissimo ma … che lavoro!
Marcello Guarducci, 2G
(nella foto: Il violinista blu di Marc Chagall)

30 marzo 2009

Sulle ... orme di Mozart

CHE EMOZIONE! Noi, i ragazzi della scuola media “G. Modugno” di Bari a Torino per TREBISONDA. Un viaggio ricco di novità e di scoperte, soprattutto negli studi della RAI, dove abbiamo potuto vivere da vicino la costruzione di un vero programma televisivo. E’ stata una grande emozione per tutti entrare a far parte, seppure per un giorno, di tutto quello che, in video, appare fantastico e irreale. Ognuno di noi ha avuto la possibilità di partecipare a piccoli giochi di abilità ma quanta “fatica” dietro le quinte! Abbiamo lavorato tutta la mattinata senza sosta cercando di arrivare alla diretta pronti a divertirci e, perché no ... anche a vincere! Non ci siamo scoraggiati e abbiamo cercato di dare il meglio di noi divertendoci tantissimo come solo i ragazzi sanno fare. E’ stata un’esperienza magnifica in tutti i sensi: abbiamo visitato posti bellissimi, musei e palazzi incredibili e, dulcis in fundo, noi piccole "Star", abbiamo soggiornato nello stesso albergo in cui era stato il grande Wolfgang Amadeus Mozart durante il suo viaggio in Italia. Tante cose lì parlavano di lui: insegne, antichità, quadri e … sospiri! (intendo i tipici cioccolatini! buonissimi! al pistacchio.)
Giovanni Battista Bronzini, 2F

26 marzo 2009

Largo al Factotum della città!

Non avrei mai pensato di rimanere affascinato da uno dei personaggi di un’opera scritta nel 1816, un’epoca così lontana da quella in cui vivo, ma è proprio ciò che è accaduto!
In classe abbiamo ascoltato la cavatina “Largo al Factotum della città", tratta da “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Il protagonista (il barbiere FIGARO) mi è sembrato un personaggio “alternativo” ed è proprio per questo che ve ne vorrei parlare.
Orgoglioso e molto soddisfatto del suo lavoro, è intraprendente e ama molto il ruolo che ricopre di “Factotum ruffiano”, poiché riesce sempre a sapere gli avvenimenti, le tresche e gli intrighi che avvengono nella città. I suoi servigi sono richiesti da tutti e per questo Figaro diventa vanitoso e megalomane. Dopo qualche battuta introduttiva eseguita dall’orchestra, entra spavaldamente in scena per cantare la sua “cavatina” allegra, veloce, dinamica, direi quasi “magistrale”. In alcuni punti ritroviamo i crescendo tipici di Rossini: battute in cui aumenta gradatamente la forza del suono fino a coinvolgere tutta l’orchestra. La spavalderia di Figaro quasi infastidisce.
Simpatico? Scherzoso? Odioso? Vanesio?
Ascoltate, giudicate e……..fateci sapere!
Buon divertimento!
Shain Azadi 3E

25 marzo 2009

Lo sapevate che .....

..…la bacchetta per la direzione d’orchestra fu inventata solo nel 1815 dal violinista tedesco Louis Spohr.
E prima? Non ci crederete, ma si dirigeva con un bastone, battuto sonoramente in terra!
Che musica, ragazzi, che ritmo!!!
Ma ci fu anche qualche vittima!
Nel 1687 Giovanni Battista Lulli (nella foto), valente musicista fiorentino, maestro di corte del Re Sole a Versailles (oggi lo chiamiamo Lullì, alla francese) mentre dirigeva un solenne Te Deum per la guarigione del suo re, nel dare un attacco deciso su un “fortissimo” orchestrale si diede una altrettanto decisa mazzata sul piede. Prima vide roteare le stelle, poi, per la grave ferita, morì.
Tutti matti questi antichi!
A proposito: guardando i “look” di Vivaldi e di Lulli, viene spontaneo pensare anche alla creatività dei loro barbieri. Che arte! Che talento! E che bel daffare! Qualche barbiere diventò anche famoso, tanto da ispirare opere teatrali (comiche naturalmente!).
Uno per tutti? Figaro, il “barbiere di Siviglia”.


22 marzo 2009

KRITIKANDO ..."Le Quattro Stagioni" di Antonio Vivaldi

Può la MUSICA trasmettere emozioni differenti? Proviamo l’esperimento con le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi (nella foto), i 4 famosissimi Concerti per violino e orchestra del 1725, con tanto di poesie–guida per l’ascolto.

Le Quattro Stagioni per Miriana Ivona (2G)
Nell’atmosfera festosa della Primavera, che trasmette gioia e serenità, la campagna è in festa e gli uccelli gorgheggiano felici; scorre tranquillo un ruscello, i fiori sbocciano, l’aria è serena. Un temporale spezza l’incanto, ma per un attimo; la pace ritorna e la vita della Natura riprende gioiosa. Inquietudine e timore caratterizzano invece la calda Estate, che fa bruciare un pino e fa soffrire la sete a greggi e uomini fino allo scoppio del violento temporale, che scuote il riposo del pastore e, tra accesi contrasti sonori, sconvolge la natura estiva. L’Autunno, allegro e festoso, rievoca la gioia della vendemmia tra balli, canti, ebbrezza e sogno. Al risveglio, all’alba, il suono dei corni annuncia la caccia. Sembra di udire anche lo scalpitio dei cavalli; il ritmo è rapido e rende l’idea dell’inseguimento e dell’affannosa corsa della preda che alla fine, ferita, muore.
E’ ormai Inverno e l’aria gelida fa tremare tutto e tutti con il suo orrido vento. Per fortuna, però, c’è il tepore del caminetto che riunisce tutti, mentre fuori la pioggia batte sui vetri con il suono leggero degli archi pizzicati. Quindi l’angoscia, il timore di scivolare sul ghiaccio che si rompe mentre i venti, intorno, litigano tra loro.

Le Quattro Stagioni per Stefano Castellana Soldano (2G)

Non è facile trasformare semplici strumenti musicali in imitatori della Natura. Antonio Vivaldi riesce ad accendere la fantasia di ognuno di noi.
Le rapide arcate del violino e del violoncello rendono perfettamente l’idea delle saette che rovinano le dolci serate di Primavera, nei verdi boschi abitati da fate. L’Estate riserva sorprese con un vento caldo e con il ronzìo delle zanzare, che risuona ripetutamente nelle orecchie, mentre un basso continuo preannuncia un brutto temporale estivo che sta per abbattersi su di un campo di grano. E allora, quatto quatto, avanza l’Autunno e la vendemmia prospera mentre si festeggia con un ritmo assai acceso, che rapisce tutti in un ballo paesano. Ma la festa presto finisce quando, a rimetterci, è la volpe, sotto il tiro dei cacciatori, rappresentati con fortissima tensione sonora. Si aprono le porte dell’Inverno: il ghiaccio sopraggiunge e l’insistente sfregare degli archi accende un fuoco caldo e consolante, di cui non vogliono però approfittare i bambini, innamorati della neve ma presto costretti in casa dalla gara dei venti, Scirocco e Borea, che mettono fine a questa stupenda poesia musicale.

Conclusione? La musica vola libera e parla al cuore!
Altre domande? Sì, una: “Ma Vivaldi … che shampoo usa?”

18 marzo 2009

Maestro Beethoven, permesso?


Ludwig van Beethoven andò poi a vivere a Vienna.
E noi, ad intervistarlo, inviamo Jacopo Regina, alto, biondo …molto viennese. Vai, Jacopo, ma attento! Beethoven non è un tipo facile. Non farlo innervosire!
E …grida!

Vienna 1814. Sono appena iniziati i lavori del Congresso. Mi reco da Beethoven per raccogliere notizie e rivivere le tappe di un’esistenza non comune. La casa è elegante. Dall’altra stanza si odono le note morbide di un piano. Ed eccolo, Beethoven, arcigno più che mai, dirigersi verso di me. Bruscamente mi ordina di sedermi.
Pur frastornato dal viaggio, comincio a parlare.
Buongiorno signore, è pronto per questa intervista?
Come?? Ho perso la vista?? Come si permette!!!
No, no, mi ha frainteso! Le ho chiesto se E’ PRONTO PER QUESTA INTERVISTA???
Ah, sì, sì, certo … l’intervista.
E’ vero che fin da piccolo ha mostrato talento per la musica?
Sì, è vero, ma sarebbe stato meglio se così non fosse stato. Quel caratteraccio di mio padre mi ha costretto a proseguire gli studi di musica per farlo diventare ricco. Ma tu guarda se è normale questo mondo!!!
Però, anche lei non è diverso da suo padre. Basti vedere come mi ha trattato prima!
Lei è davvero sfacciato. Si rende conto chi ha di fronte? Veda di concludere in fretta questa inutile intervista! Ho altro da fare!
Quando ha avuto inizio la sua carriera?
Avevo 14 anni quando sono diventato maestro di corte a Bonn. Ma quel lavoro è durato poco. Continui litigi con tutti! Non ce la facevo più a lavorare in quel modo! Mi è scappato anche qualche calcio, maldestro ma meritato.
(E poi il maleducato sarei io!)
Come? Non riesco a sentirti bene, ragazzo! La prossima volta che mi intervisti, portami dalla tua epoca qualche apparecchio acustico per le mie povere orecchie, qualcosa di moderno!
O.K! Provvederò. Comunque non avevo detto niente! Lei è stato allievo del grande Mozart, vero?
E sì sì … grande uomo era lui … non finirà mai di mancarmi.
Infatti, per rendergli onore, si è limitato a copiare la sua maniera di fare musica … vero?
Non ho copiato un bel niente! L’ho solo imitata … che ragazzo sfacciato!!!
E’ vero che lei è diventato famosissimo dopo il suo enorme problema all’udito?
... non ricordarmelo … volevo uccidermi!! impiccarmi!! ma la corda si è spezzata e ho pensato che fosse stato un segno di Dio: la PROVVIDENZA DIVINA. E così ho incominciato a comporre senza affidarmi troppo all’udito e sono diventato quello che sono ma SENZA copiare Mozart.
Cos’è per lei la musica?
E’ l’unico modo per mettermi in contatto con il mondo esterno. L’unica vera forma di espressività.
Scusi, senza offesa … come fa a parlare così bene con me?
Non ti sei accorto di tutte le difficoltà che sto avendo per ascoltarti!!! Screanzato di un ragazzo! E’ ancora lunga l’intervista?
No, no, affatto, solo qualche altra domanda. Quali opere non ricorda con simpatia? E quali le diedero la fama?
Non mi piace ricordare la Terza Sinfonia, l’Eroica, dedicata a Napoleone, perché quel bellimbusto non è stato degno della mia grande opera. Quelle che amo di più sono la Quinta e la Sesta Sinfonia. Ma so già che la migliore sarà la sinfonia con l’Ode alla Gioia di Schiller, grande poeta! Un vero inno alla Pace in questa pazza Europa guerrafondaia!
Mi spiega perché, nelle sue opere, dopo quei bei suoni dolci mette sempre, improvvisamente, quei suoni forti, cancellando di colpo tutta l’armonia precedente, come in un’arrestabile forza malvagia? Fa venire la pelle d’oca. Ma lei ... è pazzo???
Basta! siete sempre i soliti italiani insensibili e maleducati. Questo è il mio stato d’animo. E anche se sono anziano, sono ancora capace di tirarti un calcio dove ti meriti!!!
Mi scusi. Non lo dirò più. In conclusione, parliamo dell’amore. Cosa mi dice dei suoi amori?
Ti dico solo che sono stato sempre single e ora di te ne ho abbastanza.
O.K. Abbiamo terminato. Buona giornata!
Finalmente! Mi raccomando …si ricordi di mandarmi uno di quegli apparecchi … per l’udito!
Cerchèrò di accontentarla … Auf wiedersehen!

Jacopo Regina 3G