17 aprile 2016

La Grecia antica e la musica




È difficile sintetizzare in poche righe il panorama musicale dell'antica Grecia. La musica  aveva una forte funzione educatrice ma, allo stesso tempo, si basava su vicende drammatiche dall'alto valore morale, tanto che fu presa in considerazione da filosofi come Socrate, Platone e Aristotele. Gli  strumenti  usati nell'Antica Grecia  erano l’aulòs e la lira.Il primo, legato a Dioniso, suo inventore, rappresentava la forza istintiva della natura. Il secondo invece  era lo strumento di Febo, simbolo di razionalità ed equilibrio. Molto  utilizzati erano anche  la tromba (sàlpinx) e gli strumenti a percussione.
La melodia accompagnava  i testi dei  poeti lirici come Alceo, Archiloco  e Saffo, che  intonavano sfoghi e lamenti d’amore. Vanno menzionati, inoltre, Terpandro, che perfezionò la lira portandola da 4 a 7 corde, e Sacada , virtuoso di aulòs.
La musica aveva grande importanza nelle cerimonie religiose e accompagnava  i  riti sacri. Era anche incisa, con uno speciale tipo di notazione, su stele e lapidi funerarie. Ne è esempio l'Epitaffio  di Sicilo. La musica entrò a far parte delle tragedie attraverso i cori: un gruppo  di attori commentava, cantando, l'alternarsi delle scene. Era inoltre strettamente collegata con la mitologia, in particolare con il mito di Orfeo.
Come prima grande impresa Orfeo partecipò alla spedizione degli Argonauti e quando la nave Argo giunse in prossimità dell’isola delle Sirene, fu grazie a Orfeo e alla sua lira che gli argonauti riuscirono a non cedere alle insidie nascoste nel canto delle sirene.
Ogni creatura rimaneva estasiata dal canto di  Orfeo, ma egli  aveva occhi solo per una donna: Euridice, figlia di Nereo, che divenne sua sposa. Il destino, però, non aveva previsto per loro un amore duraturo. Accadde infatti che  un giorno il pastore Aristeo s'invaghì della  bella Euridice. Nel tentativo di fuggire dalle attenzioni di Aristeo, la fanciulla   ebbe la sfortuna di calpestare accidentalmente  una vipera che con il suo morso la uccise. Orfeo, impazzito dal dolore, scese nel Ade per cercare di riprenderla. Convinse con la sua musica Caronte a traghettarlo sullo Stige; convinse anche Cerbero e i giudici dei morti finché raggiunse Ade e Persefone. Al loro cospetto Orfeo iniziò a cantare e a suonare la sua disperazione e le sue melodie erano così intrise  di dolore che gli dèi degli inferi si commossero; le Erinni piansero, la ruota di Issione si fermò e i perfidi avvoltoi che divoravano il fegato di Tizio non ebbero il coraggio di continuare il loro compito. Anche Tantalo dimenticò la sua sete e per la prima volta l’oltretomba  conobbe la pietà. Finalmente Orfeo avrebbe potuto riportare la sua Euridice nel regno dei vivi a patto  che durante il viaggio non si fosse voltato  indietro. Il cantore però, dimenticando la promessa fatta, si voltò a guardare Euridice che improvvisamente svanì. Così Orfeo assistette impotente alla sua morte per la seconda volta.

Gabriele Lorusso e Luigi Pinto, 1D
 

3 aprile 2016

La breve storia di Cecchina

Cecchina o La buona figliola
Dramma giococo in tre atti
Libretto di Carlo Goldoni
Musica di Niccolò Piccinni (nella foto)
Personaggi:
Cecchina (giardiniera)
Il Marchese della Conchiglia
La Marchesa Lucinda (sua sorella)
Il cavaliere Armidoro (fidanzato di Lucinda)
Sandrina (la serva). 
Tagliaferro (nobile tedesco)
La vicenda:
Nel giardino della Marchesa Lucinda, Cecchina lamenta il fatto di essere una trovatella. Lei, infatti, fu abbandonata da piccola. Rivela anche il suo amore impossibile, data la differenza fra i ceti sociali, per il Marchese della Conchiglia. Quest’ultimo ricambia il sentimento ma, purtroppo, si confida con Sandrina, che rivela tutto ad Armidoro, lo spasimante di Lucinda. Il cerchio si chiude e la Marchesa licenzia Cecchina per evitare il matrimonio con il Marchese. Così Cecchina viene condotta nel bosco da alcuni soldati. In seguito tornerà dal Marchese, quando Tagliaferro, un soldato tedesco,  cerca la figlia perduta, abbandonata in giovane età a causa di una guerra. La figlia è proprio  Cecchina che, dunque, si rivela essere di nobili origini. Per questo motivo il matrimonio fra il Marchese e Cecchina può concludersi felicemente.
Stefania Lubelli 2F  

2 aprile 2016

C come... CECCHINA



La Cecchina, conosciuta anche con il nome la buona figliola è una commedia scritta da Carlo Goldoni a Roma e musicata dal celebre musicista barese Niccolò Piccinni. Si dice che l’opera sia stata scritta in tempi molto brevi, solo 18 giorni, e che sia stata messa in scena per la prima volta nel febbraio 1760 nel “Teatro delle Dame” di Roma, con un cast interamente maschile poiché le donne non avevano ancora la possibilità di recitare.
Protagonista di questi tre famosi atti è, come ci suggerisce il titolo dell’opera, la giovane Cecchina, una giardiniera dall’animo dolce e sensibile e dai modi di fare aggraziati, simili a quelli di una principessa.Lei lavora nella casa del Marchese della Conchiglia, nobile del quale si innamora perdutamente. Il giovane ricambia i sentimenti di Cecchina ma i due non possono sposarsi perché appartengono a due classi sociali differenti.
Dopo aver scoperto ciò, la perfida Lucinda, sorella del Marchese della Conchiglia, manda via la povera Cecchina che viene dapprima arrestata e successivamente liberata da un gruppo di contadini capeggiati da Mengotto, un altro giovane di lei invaghito. Disperata la fanciulla si rifugia nel bosco dove viene consolata da alcuni uccellini e animali del luogo.
Cecchina è, dunque, tanto bella quanto triste e sola, allontanata ormai dalla propria abitazione, dai propri affetti e dal bel Marchese che la cerca invano.
In città, nel frattempo, arriva un corazziere tedesco, Tagliaferro, alla ricerca della “figlia perduta”, abbandonata quando era molto piccola. La ragazza era facilmente riconoscibile grazie alla presenza sulla sua caviglia di una particolare e alquanto insolita voglia a forma di farfalla...
Indovinate un po’? Esatto, si tratta proprio della nostra Cecchina, che, rivelate le sue vere origini, può finalmente coronare il suo sogno: sposare il Marchese della Conchiglia perdonando la calunniatrice. A questo punto la storia non può che concludersi nel migliore dei modi.
Come consuetudine nelle commedie del 1700, anche nella Cecchina riconosciamo “recitativi secchi”, caratterizzati solo dal suono metallico del clavicembalo e “recitativi accompagnati”, riconoscibili grazie all’intervento di tutta l’orchestra, dove i personaggi danno libero sfogo ai propri sentimenti.
Il successo dell’opera è tale da far nascere una vera e propria moda in tutta Europa, dove ci si vestiva “alla Cecchina” e si intitolavano locali e caffè con questo nome.
Insomma, la Cecchina piacque talmente tanto da convincere la regina Maria Antonietta ad invitare Piccinni alla corte francese.
Forse i creatori di Biancaneve, la principessa della celebre fiaba, si sono ispirati proprio al personaggio di Cecchina, data la particolare attitudine delle due fanciulle nel riuscire a rifugiarsi tra gli alberi e il canto acuto degli uccelli nei momenti di sconforto?

Mariachiara Andreula 2F