Fabrizio
De André è uno dei capisaldi della canzone d’autore italiana Ha stravolto i
canoni della canzone con le sue ballate, sempre sospese tra mito e realtà, ha
sfidato gli arroganti di ogni tempo con il linguaggio sferzante dell’ironia.
Nel suo mirino sono finiti i benpensanti, i farisei, i boia, i giudici
forcaioli, i re cialtroni di ogni tempo. Il suo, in definitiva, è un disperato
messaggio di libertà e di riscatto contro “le leggi del branco” e l’arroganza
del potere.
Tra
le canzoni che animarono le contestazioni giovanili del ’68 emblematica è
sicuramente La guerra di Piero. Prendendo spunto dalla devastante esperienza di
uno zio deportato nei campi di concentramento, De André narra la storia di un
soldato che, tornato per un istante un “ragazzo qualunque” in nome di una
ritrovata umanità, sacrifica la propria vita nel folle e assurdo meccanismo
della guerra. De André denuncia con rassegnazione la triste condizione del
soldato visto come “macchina da guerra”: uccidere per non essere uccisi. Ed è
proprio nel momento in cui Piero, esitando, sceglie di tornare semplicemente un
ragazzo che egli rinuncia alla propria vita sull’altare di una logica perversa,
figlia della guerra.
Questa
straordinaria canzone è dunque un netto “NO” alla guerra. Lo stesso “NO” che
diventerà negli anni Settanta un simbolo delle nuove generazioni.
Mario
Infantino, 2F