6 dicembre 2013

Beethoven... i nostri pensieri

Beethoven diede una svolta alla musica e compose temi mai sentiti prima. Aprì le porte al Romanticismo del turbamento (Mariagrazia De Peppo). 
La musica di Beethoven può essere definita “dal doppio volto”, proprio come lui. Da un lato c’è lo scontroso tedesco, fervente romantico, dall’altro, invece, c’è un uomo gentile e devoto a Dio (Francesco De Fazio).
Beethoven esprime nelle sue opere le emozioni umane, le passioni, i sentimenti. Così si afferma la soggettività dell’individuo e la natura è grande ispiratrice (Michele Coscia).
Con Beethoven nascono opere straordinariamente espressive, romantiche, nelle quali il musicista esprime se stesso, il suo dolore, la sua euforia e i suoi ideali (Rosa Anna Fiorenza).
Beethoven visse tra il 1770 e il 1827. Fu l’ultimo musicista dell’età classica e il primo del Romanticismo, anche se nelle sue opere non esprime solo sentimenti ma mette in musica romanzi (Martina Catapano).
Beethoven per me è stato uno degli artisti fin’ora studiati che mi ha suscitato inquietudine ma allo stesso tempo forza per andare avanti. La sua musica non è matematica ma letteratura (Stella Chiapperino).
La musica di Beethoven ha il potere di commuovere e incantare coloro che la ascoltano (Serena Turi).
La musica di Beethoven è forte, possente e bellissima; vuole quasi descrivere una natura forte e un Dio possente e padrone del Creato (Doriana Tisti).
Beethoven creava veri capolavori. Le sue composizioni sono tenebrose, imponenti, adirate con la vita e mi piacciono per il senso di maestosità che riescono a trasmettere (Donato De Nicolò).
La musica di Beethoven è molto particolare. Mi piace per il suo stile forte ma equilibrato, che mantenne anche dopo la sua sordità. Lo preferisco a Mozart (Antonio De Candia).
Beethoven componeva musica capace di trasmettere molte emozioni e di coinvolgere tutto il pubblico che lo ascoltava. Era un artista davvero degno di questo nome! (Maria Teresa Santamato).
La musica di Beethoven è una musica che è riuscita a rivelarmi l’Ottocento (Davide Arigliano).

Incontri

A causa della durezza del suo carattere Beethoven ebbe pochissimi contatti, e per lo più occasionali, con i musicisti della sua epoca. Con Schubert si incontrò solo di sfuggita in trattorie, negozi di musica o concerti, e mai in atmosfera di cordialità. Con Carl Maria von Weber le cose andarono meglio perché Weber aveva diretto con successo a Dresda il Fidelio. Trascorsero allegramente un intero pomeriggio a Baden, dove Beethoven amava ritirarsi. Weber, però, ne diede poi una descrizione inquietante: lunghi e disordinati capelli grigi, fronte alta come un tempio, occhi piccoli tra due folte sopracciglia, figura quadrata. Nell’aprile 1822 Beethoven conobbe Gioacchino Rossini, condotto da un editore nella sua casa di Vienna. «Ah, Rossini, l’autore del Barbiere! Mi congratulo con lei, caro Rossini, è un’opera eccellente, l’ho letta con piacere e mi ha rallegrato» disse Beethoven. «Maestro, voi siete un genio!» rispose Rossini, ripetendo più volte la frase. «No, Rossini – fu la risposta di Beethoven – sono solo un infelice!». Franz Liszt undicenne fu condotto invece in casa Beethoven da Karl Czerny, pianista e didatta, già allievo del Maestro di Bonn. Liszt sedette al pianoforte e suonò una fuga di J.S.Bach. Beethoven gliela fece ripetere in altre tonalità per provare la sua abilità di pianista e di musicista, poi gli disse: «Ah, piccolo demonio, sei fortunato! potrai far felici molti uomini. Non c’è nulla di meglio!».  

5 dicembre 2013

Musica sul Tamigi alla corte del re Giorgio

La corte dei reali di Londra fu una delle tante corti europee che volle imitare i fasti di Versailles a cominciare dalla musica sull’acqua, quando gruppi di strumenti venivano posti in grandi barche sul fiume Tamigi. Molte musiche per quella corte furono scritte da Georg Friedrich Haendel, musicista tedesco dal vistoso parruccone, che per re Giorgio lavorò a lungo. La Musica sull’acqua di Haendel, nella quale abbiamo distinto archi, ottoni e clavicembalo, è ritmata, allegra nel flusso continuo delle note e squillante, grazie al suono degli ottoni, di gran moda già dal barocco francese di Lully. Haendel però, a differenza di Lully, seppe creare armonie più complicate.

Nel 1748, per festeggiare la pace di Aquisgrana che poneva fine a otto anni di guerre, Haendel compose in grande allegria la Musica per i reali fuochi d’artificio. E’ una suite composta da molti brani, che dovevano essere suonati all’aperto. Anche qui Haendel dispose l’orchestra in barche sul Tamigi per ottenere, nel dialogo degli strumenti, un effetto di eco (per esempio, suonano gli ottoni e rispondono i violini...). L’inizio è brillante, quasi comico, ma poi la musica diventa sempre più forte e ritmata. Vengono valorizzate le percussioni che danno l’avvio ai fuochi: botti e tamburi, luci e tanta allegria... e non possono mancare i minuetti. Momenti eleganti si alternano a ritmi forti ma la musica non esprime nulla. E’ stata creata per intrattenere i cittadini, è vigorosa ma fredda, a differenza della musica di Antonio Vivaldi, contemporaneo di Haendel, che invece riesce ad esprimere stati d’animo ed emozioni.
Donato Bruno, 2G
Federica Schirone, 2G

2 dicembre 2013

Quadri di un'esposizione di Musorgskij - Ravel

I Quadri di un’esposizione furono scritti per pianoforte dal compositore russo Modest Petrovic Musorgsij nel 1874 per ricordare i quadri dell’amico pittore Viktor Hartmann e orchestrati nel 1922 dal francese Maurice Ravel con il titolo Tableaux d’une exposition. E’ una siute di dieci quadri, piccoli capolavori di “musica a programma”.
Gnomo: la musica crea un’atmosfera di tensione e inquietudine immedesimando l’ascoltatore in un bosco fitto e tenebroso, dove un misterioso gnomo cerca di fuggire e nascondersi da una forza ignota. Bello, soprattutto, il modo in cui i colori orchestrali creano il paesaggio, dando una sensazione di paura e mistero.
Il vecchio castello: la musica riesce, in modo a dir poco eccellente, a cogliere “l’immagine” di un vecchio castello diroccato, immedesimando l’ascoltatore in un luogo cupo e misterioso, forse metafora di morte, trasmettendo sensazioni di pathos e terrore. Tuileries “descrive” i giardini della città di Parigi. Grazie alla vivace armonia, la musica trasmette l’allegria presente nei giardini, dove la pace e il gioco regnano sovrani.
Bydlo: questo eccezionale brano riesce perfettamente a “raffigurare” un vecchio carro in movimento, trasmettendo una sensazione di tristezza e fatica. Eccellente l’abilità con cui i musicisti hanno “raccontato” la scena, rendendola un vero e proprio capolavoro.
Balletto dei pulcini descrive l’immagine utilizzando suoni acuti nell’idea di tanti pulcini che ballano insieme e spensierati.
Samuel Goldenberg e Schmuyle: in questo brano si alternano note forti con note acute, creando un piacevole contrasto di suoni che rende perfettamente l’idea di due persone completamente diverse fra loro sia per situazione economica che per estrazione sociale. Originale l’alternarsi della musica e dei suoni.
Il mercato di Limoges: la musica descrive in maniera accurata e dettagliata il centro economico delle città di allora: il mercato. Eccellente, direi, il modo in cui la musica crea una sensazione di caos e disordine in un contrasto davvero particolare di suoni.
Catacombe riesce ad immedesimare l’ascoltatore in un luogo tetro e misterioso, creando una sensazione di “suspance” dove il silenzio, metafora della morte, regna sovrano. La musica riesce a riprodurre benissimo un luogo così difficile e oscuro, ma al tempo stesso trasmette una sensazione di speranza.
Baba Yaga: la musica crea una vera e propria “antitesi” descrivendo un personaggio cupo, acido e misterioso come la strega Baba Yaga, con note sgraziate ma al tempo stesso ironiche. Bellissima la descrizione delle movenze e degli imprevisti a cui va incontro l’indomita strega ma soprattutto impressionante l’effetto di tensione che la musica riesce a riprodurre.
La grande porta di Kiev: nel gran finale la “Grande Madre Russia” festeggia la vittoria su Napoleone con suoni molto suggestivi. Questo colossale brano mette in evidenza il coraggio dei russi ma anche la loro Fede. Eccellente il modo in cui la musica crea diversi contrasti sonori.
Mario Infantino, 1F

28 novembre 2013

Incomincia lo spettacolo...

Tutti a teatro con il “Carnevale degli animali” di Camille Saint-Saens, una divertente suite per due pianoforti e piccola orchestra, che attiva la fantasia...
Due pianoforti accompagnano il sipario, che lentamente si apre creando un’atmosfera magica. Chi c’è? Una tartaruga in tutù... ed è tutta contenta! L’orchestra incomincia a suonare il Cancan... ma è lentissimo...! La tartaruga balla felice ma poi... che succede?... perde il ritmo... si ferma... poverina! ora piange triste e, sconfitta dall’imbarazzo, esce di scena... Un gallo va a posizionarsi sul fondo del palco. Al suo kikkirikì un gruppo di galline agitate entra freneticamente in scena con un gran baccano mentre “lui”, indifferente, le osserva... un altro kikkirikì e tutti si ritirano! Un asino tutto fiero raglia e raglia e raglia, sostenuto da un violino con note acute e basse. Poi si rende conto di non saper fare altro che ragliare e se ne va triste... Come se non bastasse entra con aria funebre un minuto cucù e intona una delle sue “marce funebri” che lo rende ancora più triste... Un vecchio imbronciato e un ragazzo sono al pianoforte: scale, scale, e su e giù ancora scale, sempre più veloci... Ma il vecchio maestro non si accontenta mai? Fossili di dinosauro si animano in un rapido ballo; uno xilofono accompagna allegro le ossa che scricchiolano. Canguri guardinghi sospettano del pubblico... saltano basso, poi prendono la mano e vanno più in alto, ma subito si nascondono per timidezza. Entrano tigri, gazzelle e ghepardi... corrono in cerchio velocissimi e... vanno via... Non può mancare il Re: leone e leonesse, con tanto di corte. Il leone ruggisce, i cuccioli cercano di imitarlo ma finiscono con l’inciampare tutti insieme. Che confusione! Simpatici uccellini colorati cinguettano e svolazzano, delicati pesciolini nuotano e danzano, creando, al soave suono del pianoforte, bollicine d’aria e d’acqua... Un romantico cigno soffre per amore... Ora tutti ritornano a salutare il pubblico, si inchinano ed escono... Il sogno è finito...!

Alessandra Massari, 1F

12 novembre 2013

Una piccola musica notturna

Eine kleine Nachtmusik K.525 di W.A.Mozart è una composizione per orchestra con lo schema della sinfonia. E’ formata, infatti, da quattro tempi: l'allegro, l'adagio, l'allegretto e nuovamente l'allegro. L'allegro iniziale viene eseguito attraverso un’esposizione, uno sviluppo e una ripresa. Nell'esposizione troviamo un primo tema dal carattere forte ed un secondo tema dal carattere debole, collegati dal ponte, che in genere è formato da scale musicali; infine c'è la coda, che solitamente richiama, con applicate modifiche, uno dei due temi. Dopo aver ripetuto l'esposizione per sottolinearne i temi, il musicista li “sviluppa” in libera interpretazione; quindi li “riprende”, congiunti dal ponte e conclusi con una coda finale, ricca di nuovi accordi.
Il secondo tempo, l'adagio, è lento e melodico e senza alcuno sviluppo: i temi, infatti, vengono sono esposti. Ha la forma del Rondò: tre lunghe melodie (A, B, C), diverse tra loro, vengono alternate secondo lo schema A B A C A e concluse, anche qui, con una breve coda. L'allegretto, il terzo tempo, in Mozart è un minuetto.  Questo tempo, eseguito nei giardini o nei palazzi reali, dava la possibilità a chi ascoltava di ballare.
Segue, infatti, lo schema tripartito della danza: nella prima parte si cammina e ci si inchina, nella seconda si eseguono giravolte, nella terza si ripetono i passi iniziali. L’allegro finale è vivace e brillante. Tra i temi dell’allegro, le melodie dell'adagio e le sequenze dell'allegretto troviamo molte somiglianze perché Mozart aveva una maniera giocosa di comporre ripetendo più volte melodie, capovolgendole, eseguendole al contrario, modificandole e aggiungendo sempre note nuove. Possiamo definire la sinfonia un romanzo con due personaggi (i due temi dell’allegro iniziale) che recitano ed agiscono durante l’intera composizione. Ho trovato questo brano sereno e fantasioso, a differenza del Dies irae (il canto medievale che parla del giorno del giudizio universale, il giorno in cui Dio interverrà e tutto sarà giudicato severamente) inserito nel Requiem insieme al Kyrie, al Sanctus e all’Agnus Dei. La musica sacra, infatti, è complessa e molto difficile da comporre per un musicista perché non ha libera ispirazione e deve essere scritta per un organico strumentale molto grande, con orchestra e coro polifonico. Secondo me, per comporre questo genere di musica i musicisti dovevano avvicinarsi al mondo dell'aldilà. Mozart compose come ultima opera il suo Requiem, assillato da uno sconosciuto che ne aveva ordinato la composizione. Questi di volta in volta si presentava a dargli fretta ma Mozart, turbato e ormai stanco, non riuscì a terminare il suo canto funebre. Morendo lasciò incompiuto il suo capolavoro.
Silvia Lorusso, 3F

2 maggio 2013

Chopin. L'incanto della notte


Il mare è vuoto come il mio cuore. Guardo il mare vuoto e penso ad una notte buia e scura. Mi spaventa perché è vuota come il mare, come me... Una piccola barca ... una lucina illumina il mare come una briciola d’amore nel cuore. La luna, come te, illumina il mio cuore. Tu, oltrepassando il cielo, arrivi dentro di me.
Vito Antonio Fornarelli

Un giorno apparve il mondo, la luna, il mare, e una grotta dal buio tenebroso. Sopra la grande distesa una bianca luna, enorme nella sua luce intensa, che riflette sul mare il paesaggio nero e solitario.
Riccardo Trione

La luna pallida e sorridente si riflette nel mare gelido della sera. Mille schizzi argentei escono dall’acqua: un pesciolino colorato spunta dal vuoto. Il faro indica la via della gioia a coloro che non ne hanno.
Paola Macinagrossa

In un paesaggio montuoso nevica lentamente. Un orso coraggioso nella sua tana dorme felicemente. Il paesaggio è addormentato e dorme sognando...
Nahidul Islam

Eccolo lì, il paradiso sulla terra. E’ sceso per dare una mano al mondo. Con lui son scese due persone. Si ritrovano ai piedi della spiaggia. Scende la neve, risplende il mare di un giallo meraviglioso... nessuno potrà contrastare il loro amore...
Dario Sidella

Una notte strana, dove il cielo è più chiaro del mare. Uno stormo di stelle che lì, ferme e serene, cantano lentamente. La luna splende e riflette nel mare la sua luce. Un vento, un vento leggero, si aggira per il cielo. Volano due rondini innamorate, separate dal destino, in questa notte strana.
Cristina Nardone
(si ringrazia Alfred Erardi per la bellissima foto)

28 aprile 2013

Sulle onde di Chopin


In una notte d’estate un piccolo vento fa muovere il mare, fa alzare piccole onde. Anche la pioggia riesce a rendere l’atmosfera più bella e caotica, facendo cadere qualche goccia qua e là. La luna risplende in modo incantevole. Anche una panchina abbandonata risplende allo splendore delle tante stelle.
Donato Bruno

Nel cielo la luna risplende la notte... le stelle fan sognare una musica dolcissima ... uno splendido mare risalta la notte ...
Un ragazzo sorride compiaciuto ... E’ la notte, bellissima notte!
Corrado Vacca

Nel buio della notte e nella serenità spunta una stella cadente. In quello stesso istante esce una rana solitaria che canta la sua triste canzone. Canta e ancora canta e con la sua stessa canzoncina si addormenta ...
Piero Mastroserio

Nella notte il vento accarezza gli alberi e le bianche onde del mare, proprio come l’amore i due amanti.
Viviana Lacalaprice

Una notte tranquilla, una casa bellissima. Nel mare due delfini innamorati saltano sulle onde. Nel vento tranquillo uno stormo di uccelli che volano insieme.
Debora Binetti

Nella notte oscura, anche se siamo distanti nessuno riuscirà a dividerci. Mi sono innamorata e te lo dico cantando... nella notte blu solo tu e la luna illuminate la mia serata d’amore.
Marika Mattia

Dolce notte illuminata dalla luna, le stelle son grandi e luminose, il faro aiuta le barche a trovare terra ferma. I pescatori pescano in allegria... Dolce notte splendente, sei arrivata con amore!
Pietro Laforgia

25 marzo 2013

E' primavera...


Oggi è primavera. La festeggiamo con la musica di Chopin. Tutto è pronto: fate, bacchette magiche e ... piccoli poeti (quelli della 1G).

La primavera è arrivata. Sbocciano i fiori nel prato, svolazzano le api, gli uccelli cantano, l’arcobaleno sale alto nel blu e il sole riscalda l’aria. Tutto è sereno e armonioso. Buongiorno, primavera!
Federica Schirone

Finalmente la primavera! Le fate con la bacchetta sparpagliano allegria. Gli uccelli cantano, migrano. Il cielo è sereno. Dietro le nuvole uno splendido arcobaleno sboccia come un fiore. Finalmente la primavera!
Corrado Vacca

Dall’inverno gelido appare un arcobaleno con colori opachi e, allo stesso tempo, lucidi: l’arcobaleno delle emozioni. Le fate che risvegliano gli animali rallegrano la vita di tutte le creature. La musica melodiosa delle loro bacchette dà un’aria serena al paesaggio. La primavera è arrivata.
Paola Macinagrossa

Poesia. La fata si rialza ed il vento soffia forte, l’arcobaleno spunta dal nulla per il risveglio della natura, ed ecco spuntare un fiume sopra l’erba fiorita. Gli uccelli cinguettano per un bel bacio d’amore. Buongiorno, natura!
Steven Venketasamy

La primavera è arrivata,
le fate fan fiorire la stagione amata.
I fiori son belli come gioielli.
Le farfalle volano tra gli alberelli.
Un arcobaleno come il sole
illumina il cuore
e le fatine ballano al sole.
Un coniglio addormentato
cantando e ballando
le fatine han svegliato.
Vito Fornarelli

Dolce primavera, splendente e soleggiata, con i suoi colori accesi! Le rondini volano libere, le lumache camminano sul prato tranquille, le fate colorano il bosco. La primavera è arrivata, dolcemente e con amore.
Pietro Laforgia

In un giorno d’inizio primavera, in un boscherello pieno d’alberi, sotto l’ombra di un bel sole e delle sue nuvole, con una pioggerella l’aria è circondata di amore. Gli uccelli si innamorano sotto l’ombra del bel sole. Anche le fatine aiutano ad innamorare, facendo sbocciare margherite. Cosa non poteva accadere in un bosco d’inizio primavera...
Donato Bruno

Un ragazzo da una luna dal bianco accecante si immaginò un mondo colorato, immerso nell’acqua. Sapendo che era impossibile gli uscì una lacrima che, toccando la terra, si trasformò in un teatro di stelle.
Riccardo Trione

3 marzo 2013

Critici a concerto per la Filarmonica della Scala



Il 28 gennaio 2013 al Cinema Galleria di Bari è stato trasmesso “live” il concerto dell’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano (direttore Daniel Harding). In programma: Marcia funebre massonica di W.A.Mozart, Preludio e Liebestod dal Tristano e Isotta di R.Wagner e il poema sinfonico Vita d’eroe di R.Strauss. Noi eravamo là, immersi nella musica...
La Marcia funebre massonica di Mozart fu scritta in onore di due suoi “fratelli” della massoneria. Per l’esecuzione di questo brano non è stato richiesto un gran numero di strumenti per via del carattere della composizione, che deve infondere tristezza e nostalgia. Il brano si presenta con suoni molto cupi, inizialmente lenti e malinconici, che acquistano vigore e forza durante l’esecuzione fino al crescendo finale. Mozart riesce a non trasmettere la noia del funerale ma trasforma questo triste evento in un glorioso estremo saluto, che riecheggia ancora oggi.
Preludio e Liebestod del Tristano e Isotta (Tristan und Isolde in tedesco) di Richard Wagner racconta una storia d’amore piena di emozioni: quella di Tristan per Isolde, ovvero quella di Richard Wagner per Mathilde Wesendonck, donna che il musicista amava appassionatamente. L’orchestra è composta da un gran numero di elementi per esprimere la potenza del grande amore dei protagonisti. La particolarità di questo brano è la presenza della "tuba wagneriana" dal suono cupo, ideata da Wagner stesso come "colore di collegamento" tra i timbri dei legni e degli ottoni. Questo brano ci ha colpito molto per il fatto che, come nella Marcia funebre di Mozart, il compositore è riuscito a esprimere sentimenti profondi, passionali, eroici e a volte contraddittori in pochi minuti di musica, mostrando grande abilità.
Il terzo brano è stato il più divertente. Richard Strauss compose Vita d’eroe (Heldenleben in tedesco) nel 1898, un poema sinfonico che, assieme al Don Quixote, avrebbe dovuto formare un dittico. Strutturato in sei sezioni, il brano racconta la vita eroica di un uomo e le sue lotte. Grazie ad alcuni elementi è possibile ipotizzare che Strauss ponga se stesso come protagonista della storia. Per noi si possono notare similitudini con la Sesta Sinfonia di Beethoven a dimostrazione che le influenze del maestro di Bonn sono arrivate ai posteri. È una composizione suggestiva che racconta la bellezza della vita che però, purtroppo, prima o poi finisce. Per l’esecuzione del brano è richiesto un vasto organico musicale con percussioni e svariati ottoni. Abbiamo poi avuto l’onore di sentire il suono di uno strumento molto raro e ricercato: un violino Stradivari risalente ai primi anni del 1700, che prende il nome dal suo inventore.
Il brano esordisce con un andamento molto tranquillo che però non durerà per tutta l’esecuzione in quanto si alterneranno pezzi forti a tutt’orchestra con altri eseguiti solo da fiati e archi, poco movimentati. Nonostante la lunga durata, questo brano riesce a travolgere lo spettatore. Il concerto è stata un’ottima occasione per entrare in contatto con la musica dei grandi compositori d’epoca. In futuro potrebbe divenire un’occasione perfetta se ascoltata in un vero teatro in grado di farti sentire parte della composizione.

Luca Chionna, 3F
Giovanni Annicchini, 3F

2 marzo 2013

2013. Buon compleanno, Wagner!


La musica tedesca da quella italiana si è sempre distinta nel corso dei secoli. In Italia l’Opera lirica a teatro era strutturata tra arie e recitativi. Wagner criticava questo tipo di melodramma perché troppo ricco di musica e povero di dramma. Per lui allo spettacolo teatrale non doveva mancare niente: doveva essere ricco di dramma, musica, poesia, effetti scenici. Così delle sue opere scrisse personalmente tutto (parole, musica e scenografia) e, in Baviera, si fece costruire un apposito teatro dotato di avveniristici effetti, un teatro adatto scenicamente alle 16 ore dell’Anello del Nibelungo, un teatro nel quale la grande orchestra travolge lo spettatore per renderlo partecipe dell’azione drammatica.
Se noi ascoltassimo un brano di Verdi ed uno di Wagner senza sapere di chi sia la musica, arriveremmo subito alla risposta: hanno melodie diverse ma soprattutto melodie che musicano personaggi diversi. Con Verdi pensiamo subito ai grandi cori che aiutano la musica ad essere ancor più spettacolare di quella che realmente è, perché per Verdi il coro è il Popolo d’Italia e la sua musica non ha limiti sociali; oppure pensiamo ai personaggi-vittima, senza collocazione storica ma pieni di carica umana. Wagner invece non ha bisogno dei cori perché i suoi personaggi, i suoi eroi unici ed invincibili, sono abbastanza forti da poter trasmettere messaggi da soli. Come Parsifal, che lotta e vince contro ogni forza del Male.

Luca Chionna, 3F (verdiano)
Giovanni Annicchini, 3F (wagneriano)

28 febbraio 2013

2013. Buon compleanno, Verdi!


Verdi è melodico, abile negli effetti musicali; è popolare, coinvolgente e sa parlare al cuore del popolo. Ricerca personaggi umili e comuni per rendere sempre più reali i fatti e la sua musica è allegra e “leggera”, ricca di melodie semplici. Proprio la semplicità è la magia della sua musica. Verdi è capace di comporre stupende melodie nonostante la piccola orchestra, mantenendo sempre un ritmo che “incastra” i vari strumenti rendendo maestosa la musica. La famosissima Marcia trionfale del II atto dell’Aida, che rappresenta la sfilata del valoroso esercito egiziano, ci sa trasmettere, nella sua maestosità, la solennità e l’orgoglio della vittoria.
Marinella Russi, 3G

Giuseppe Verdi, pur non essendo un politico, lottava e sosteneva la lotta per l’unita d’Italia. Questa sua voglia di unificare l’Italia fu premiata dagli italiani che attribuirono al suo nome l’acronimo W VERDI (W Vittorio Emanuele Re D’Italia). Verdi però non si fermò alle parole ma creò molte composizioni politiche. La più famosa fu il Nabucco. Quest’opera parla di un popolo sottomesso che si ribella all’oppressore con le armi. Vince la battaglia e ritorna in patria. L’avvenimento è in parte accaduto: gli Ebrei infatti, secoli prima, furono oppressi dai Babilonesi e dal loro re Nabocodonosor. In quest’opera l’Italia è lo stesso popolo Ebreo perché, “sottomesso” dalla divisione tra regni, deve lottare per riottenere la patria, per attuare l’unificazione dello Stato. Le idee di Verdi erano ben mirate alla patria unita e per questo diventò un modello di cittadino italiano da seguire. Il brano che ci fa capire di più le sue intenzioni è il celebre Va’ pensiero, tratto dal Nabucco. Questa composizione rispecchia tutti gli italiani, ricchi e poveri, e i loro ideali. Potrebbe diventare l’inno dall’Italia! Nella musica di Verdi non deve mancare il coro perché, sposandosi bene con l’orchestra, rappresenta il Popolo presente in tutte le opere. Verdi fu, nel suo tempo, un importante "musicista-cittadino" perché diede una grande spinta al Risorgimento italiano.
Luca Chionna, 3F

24 febbraio 2013

Qualche domanda?

Quando, dove, come, perché l’Opera comica?
L’Opera comica nacque nel 1700 a Napoli con Giovanni Battista Pergolesi. Nacque perché prima si rappresentavano opere serie, cioè storie tristi, difficili da comprendere e quindi apprezzate solo da persone colte. Con il passare del tempo poi, il grande pubblico si annoiava sempre di più disertando il teatro. L’Opera aveva tre atti e due intervalli. Così un giorno Giovanni Battista Pergolesi ebbe l’idea di introdurre nei due intervalli alcune scene comiche, spiritose, per far divertire il pubblico. Nacque così la prima Opera comica, La serva padrona, con due personaggi (Serpina e Uberto) e il mimo Vespone. Era il 1733. Dopo di lui Niccolò Piccinni scriverà tantissime Opere comiche di grande successo, soprattutto con le storie di Cecchina.
Un confronto tra Serpina e Cecchina?
Serpina è una serva astuta, scorbutica e furba. Al contrario, Cecchina è una giardiniera e, proprio come dice il titolo dell’opera, è una “buona figliola”, una brava ragazza che si è innamorata. Serpina fa di tutto per far cadere Uberto nella sua trappola e farlo innamorare; Cecchina, invece, se ne va e obbedisce, anche quando il marchese la caccia dalla sua casa. Serpina coinvolge Vespone nel suo piano mentre Cecchina non ha aiuti ma solo altri nemici. Alla fine, però, si sposano tutte e due con l’uomo che amano.
Le donne di Piccinni?
Locandiere, pescatrici, corsare, maligne, astute, dispettose, furbe, bizzarre, capricciose, ma soprattutto ... “finte”. A volte “generose” ma non in senso buono!
Fortuna/sfortuna di Piccinni?
Piccinni ebbe molta fortuna con le sue opere in tutte le città d’Italia. Fu invitato perfino a Parigi dal re Luigi XVI come il più bravo musicista di Opera italiana. Qui però dovette scontrarsi con il tedesco Gluck, compositore di musica seria. Una famosa querelle! Opera scelta: Ifigenia in Tauride. Piccinni non aveva idee, non era abituato a rappresentare tutta la morte di quella tragedia. Fece del suo meglio ma l’opera fallì, tra lo scompiglio dei cantanti che andarono in scena ubriachi! Naturalmente vinse Gluck. Poi scoppiò la Rivoluzione francese e il buon Piccinni venne imprigionato. Liberato dopo aver dichiarato che la rivoluzione era una buona idea ritornò a Napoli dal suo re, Ferdinando IV di Borbone. Qui però, per aver acquisito un genero giacobino, fu sospettato un rivoluzionario e messo di nuovo agli arresti. Tornerà a Parigi quattro anni dopo, su invito di Napoleone, con l’incarico di Ispettore ma, molto malato, morirà dopo pochi mesi.
Arie?
Nell’Opera lirica sono le parti cantate da soli o in duetto, in terzetto ... fino al sestetto, come in un famoso finale di Mozart.
Recitativi?
Sono le parti recitate, spesso con l’accompagnamento del clavicembalo.
Orchestra?
Nelle Opere comiche del 1700 era piccola e formata da archi e clavicembalo.
Una curiosità: nell’antico teatro greco l'“orchestra” era il grande spazio nel quale si recitava, si danzava e si suonava.
Mimo?
E’ un personaggio che non parla e non canta ma recita con i gesti e, di solito, fa ridere.
Cantanti?
Si distinguono per voci, alle quali corrisponde un carattere:
Basso:il cattivo
Baritono: il comico
Tenore: il protagonista maschile, l'eroe
Contralto: la cattiva, l’antagonista
Mezzosoprano: le figure secondarie
Soprano: la protagonista femminile

Francesco De Fazio, 2G
Maria Grazia De Peppo, 2G

24 gennaio 2013

Il prodigio

Il primo e più grande musicista dell’epoca romantica, Ludwig van Beethoven, nasce a Bonn nel dicembre del 1770. Fin da bambino viene costretto dal padre a studiare pianoforte. Il padre è un uomo di mediocre talento che cerca di riscattare la sua immagine attraverso un figlio geniale. Ludwig viene spesso rimproverato di non essere come Mozart e questo lo porta a non avere un rapporto sereno con il musicista salisburghese. La sua infanzia infelice segnerà tutta la sua vita. A soli 12 anni già sostituisce il suo insegnante, il famoso Christian Gottlob Neefe, alla corte di Bonn. Si dedica con entusiasmo anche allo studio della letteratura e della filosofia. Impaziente di conoscere Mozart, intraprende un viaggio a Vienna. Mozart ascolta la sua musica e gli garantisce un prodigioso e brillante futuro. Ludwig ne è entusiasta e nel 1792 si trasferisce nella capitale austriaca con i suoi fratelli ma Mozart è appena morto. Prende lezioni da altri musicisti (Haydn e Salieri) ma studia e apprezza le opere di Mozart (i Concerti e le Sinfonie gelosamente conservate dalla moglie Costanza e mai cedute alle richieste di Salieri!), che dirigerà nel grande Teatro viennese. Ha così inizio la sua grande carriera di musicista e compositore. Le sue prime opere risentono dello stile mozartiano. Nel 1800, però, arrivano i primi sintomi di un’otite che peggiora sempre più. Beethoven non accetta l’idea della malattia e di una vita che non sarà più come lui avrebbe immaginato, così diventa un uomo burbero e solitario. Ma la malattia prenderà il sopravvento e lui diventerà sordo. Ne è distrutto, teme di perdere il suo lavoro di musicista, si rintana in un completo isolamento, prende in considerazione l’idea del suicidio, ne scrive in una lettera ad un suo caro amico nel 1802, poi chiamata Testamento di Heiligenstadt. Ma è fortemente religioso e grazie alla sua profonda fede e ad una grande forza interiore riesce a salvarsi. Con la musica che compone d’ora in poi nasce il Romanticismo dove ogni artista può esprimere tutte le sue emozioni e idee, il suo modo di essere. Adesso Beethovan si apre completamente attraverso la musica e dà voce ai suoi più grandi ideali: l’Amore, la Natura e la Fratellanza. Inizia a comporre musica meravigliosa, come ogni grande artista scrive dopo un grande trauma (ricordiamo il poeta tedesco Hoelderlin, vissuto solitario per 30 anni in una torre, e le sue poesie dolcissime e romantiche). Le opere più famose di Beethoven sono le sue nove Sinfonie. Tra queste la Quinta, scritta nel 1806 insieme alla Sesta, e la Nona che si conclude con l’Ode alla Gioia, scritta su testo del poeta Friedrich Schiller. La particolarità di questa sinfonia sta nel fatto che vi viene impiegato il canto (un coro e quattro solisti), mai inserito prima in una sinfonia. Beethoven realizza altre importanti opere che aprono letteralmente “il mondo del Romanticismo”: le 32 Sonate per pianoforte, i Quartetti e, per la musica sacra, la Messa solenne. Nel 1811 il musicista incontra il grande poeta tedesco Goethe. Da tempo il nostro spera di incontrarlo perché nutre un fortissimo desiderio: quello di mettere in musica il Faust. L’incontro però non ha successo: tra i due artisti non si crea un’intesa. Goethe è un uomo sereno e molto rigoroso; Beethoven è invece un uomo agitato, tormentato e cupo. Per questo i due capiscono di essere diversi e che non sono fatti per lavorare insieme. Il progetto del Faust non si realizza e Goethe rimarrà sempre più legato alla musica gioiosa di Mozart. Negli ultimi anni della sua vita Beethoven comincia a comporre una decima sinfonia ma nel 1827 muore a Vienna, solo, circondato da pochi affetti. La sua morte non passa inosservata: migliaia di persone assistono al suo funerale, la città di Vienna rimane in lutto per ben tre giorni, come segno di grande ammirazione per un uomo altrettanto grande!

Fiammetta Ceglie, 3G

17 gennaio 2013

Beethoven: sinfonia EROICA

La Terza Sinfonia, scritta da Beethoven negli anni 1802-1804 e dedicata a Napoleone, fu inizialmente intitolata Bonaparte per poi divenire Sinfonia Eroica, composta per festeggiare il sovvenire di un grande uomo.
Ve ne proponiamo una recensione molto, molto ... speciale! 

La definizione “eroica” va intesa nel senso più ampio del termine: non un eroe militare ma l’uomo nella sua interezza, l’uomo che prova tutte le emozioni umane – amore, dolore e forza – con la massima energia possibile.
Il primo tempo abbraccia tutte le sensazioni della natura umana nel più frenetico slancio giovanile: gioia, sofferenza, piacere, dolore, grazia, tristezza, aspirazioni, frenesie, ardire, irrefrenabile coscienza di sé si intrecciano con forza. E’ la forza propulsiva di questa composizione che affascina e terrorizza. Forza che si accumula fino ad erompere in potenza distruttiva. Pare quasi di vedere una creatura in atto di stritolare il mondo, un titano che lotta con gli dei.
Nella Marcia funebre la musica ci trasmette una sensazione di profondo dolore, animata da una solenne tristezza: una grave, virile mestizia trascorre dal lamento alla tenera commozione, al ricordo, alle lacrime d’amore, all’elevazione interiore, al grido entusiastico. Poi dal dolore germina una nuova forza che ci invade con l’ardore sublime che solo la musica è in grado di esprimere.
Il terzo tempo emana energia, irruenza selvaggia. Davanti a noi c’è ora l’uomo sereno che si aggira felice in mezzo alla natura, alle distese dei campi, alle alture boscose dove riecheggia il suono dei corni da caccia.
Nel quarto tempo Beethoven ci mostra, in conclusione plastica, l’uomo nella sua armonica unità. Il Maestro fissa tutto questo in un tema estremamente semplice che sviluppa all’infinito, dalla più tenera dolcezza alla massima forza. E’ la potenza irresistibile dell’amore che, alla fine del brano, si insedia completamente nel cuore, si espande fino ad abbracciare, nella sua ebbrezza, anche il dolore perché ebbrezza e dolore sono un’unica realtà. Il cuore sussulta, sgorgano lacrime di nobile umanità mentre dall’estasi della malinconia prorompe nuova energia. E l’uomo, nella sua pienezza, ci grida esultante d’essersi riconosciuto dio!.


Richard Wagner, Zurigo 1851