Il
movimento culturale del Romanticismo nasce in Europa nei primi anni del 1800
come forma letteraria, artistica e musicale. È caratterizzato da tutto ciò che
gli illuministi respingevano: il sentimento, la libertà d’espressione, la
passione. Non rispetta le idee del movimento che lo ha preceduto, uscendo del
tutto dallo “schema di vita” che persisteva nel secolo precedente. Inizialmente
questo movimento culturale venne inteso in modo dispregiativo come un
“eccesso” di esaltazione della fantasia ed entrò in Italia con non poche
difficoltà. Non venne, infatti, accettato da tutti, specialmente dagli
intellettuali, abituati alla monotonia di pensiero che aveva caratterizzato il 1700.
Gli ideali messi in risalto dal
Romanticismo sono: l’esaltazione dell’uomo e il sentimento, fulcro dell’epoca,
parte “vivente” della propria vita, capace di mettere in crisi i vecchi ideali;
la fantasia, il progresso, la felicità e la giustizia prendono il sopravvento,
diventando parte integrante della vita del popolo. Il sentimento trova
espressione anche verso la patria, la gloria e l’eroismo romantico. Altro
punto saliente è la religione, capace di dare un senso alla vita, nella quale
si rifugia lo stesso Alessandro Manzoni dopo svariate delusioni; ci si dedica ormai ad
un’altra dimensione, soprannaturale, magica, occulta, sconosciuta. I romantici
creano un vero e proprio rapporto con la natura, intesa come organismo vivente
di cui l’uomo fa parte e in cui spesso si rifugia, perdendo il contatto con il
mondo reale. Al
contrario del periodo illuminista, il Romanticismo porta al centro della vita
dei cittadini la Storia, vista come evoluzione e progresso; il movimento sente
il senso della nazione, non solo come entità geografica e politica, ma anche
spirituale e culturale. Gli artisti romantici esaltano l’immaginazione
trascurando regole e schemi, esprimendosi liberamente. Un esempio ne è Il Viandante
sul mare di nebbia (nella foto) del pittore tedesco Friedrich, che porta l’uomo ad una
visione del tutto diversa della vita. In più gli artisti non lavorano più alle
dipendenze di principi o corti, ma come liberi professionisti, così come anche
i musicisti, utilizzando vari stili, sempre con tocco personale, come lo stile
comico, lo stile sentimentale ed empatico, e uno stile tragico, che va in netto
contrasto con gli ideali del periodo, pur mantenendo, nel complesso, una giusta
armonia. La
musica è considerata l’arte per eccellenza, che dà adito alla fantasia e
all’immaginazione. Viene eseguita in grandi teatri o in case borghesi, e lo
strumento prevalente è il pianoforte, che amplia maggiormente la libertà del
musicista. Il ballo è un altro elemento
importante del periodo romantico: il walzer, infatti,
è molto di moda nei salotti nobili. Si afferma il poema sinfonico, ricco di aspetti autobiografici, naturalistici e
artistici. Tra i maggiori esponenti in musica del
periodo vogliamo citare Ludwig van Beethoven, che con il suo modo di comporre
ha marcato definitivamente gli ideali romantici; egli compone le sonate per pianoforte, i grandi concerti per pianoforte e orchestra e nove
sinfonie, tra le quali la Corale, l’unica accompagnata dal coro,
in cui vuole evidenziare quattro punti fondamentali: la creazione
dell’universo, l’uomo, l’amore, e l’Inno alla gioia, poi inno europeo, per
rappresentare la fratellanza universale e renderne partecipe tutta l’umanità.
Beethoven non dà spazio alle regole seguite e imposte nel secolo precedente ma
realizza una “musica propria”, in cui esprime tutto se stesso e le varie
emozioni che l’uomo prova, dall’eroismo all’amore, adeguandosi perfino ad uno stile
delicato e armonioso, quasi angelico, integrato perfettamente con il resto
delle sue composizioni.
In questo periodo, ritroviamo anche Franz Schubert, contemporaneo di
Beethoven ma artista di un mondo completamente opposto, che si allontana
totalmente dalla espressività di Beethoven. Viene, infatti, denominato “l’ultimo degli innocenti”!. La sua musica è
caratterizzata dalla presenza e dall’essenza di un sentimento estremamente
delicato, armonioso e piacevole.

Schubert (nella foto) è capace di trasformare un qualsiasi
verso poetico in opera musicale, rendendo un’idea del tutto diversa da quella
che rende la sola frase. I
suoi componimenti più famosi sono i quasi mille Lieder, poesie scritte da diversi autori, accompagnate dalla musica che ne descrive
immagini e sentimenti. Tra i più noti: l’Avemaria,
una preghiera dalle note intense e commoventi, In Primavera, un Lied ricco di immagini, che esprime una giovinezza
che nel tempo va spegnendosi, e ricorda Il
sabato del villaggio di Leopardi (un Lied tanto pacato che sembra vestire i
versi con un velo, rendendo l’idea di una illusione lontana), e Il Re degli
Elfi, una ballata su testo di Goethe che incute timore e terrore, e
che racconta di un bambino la cui anima viene rubata dal perfido re degli elfi
senza che il padre si accorga di nulla. Nel Viaggio
d’inverno, un ciclo di 24 Lieder per canto e pianoforte, protagonista è il viandante in cerca di pace che si rifugia nella notte con
un profondo senso di solitudine fin quando, alla fine del suo viaggio, non
incontra un uomo con l’organetto, deluso come la vita che ripete il suo
ciclo. Come nell’allegoria della lirica Il
cielo ha versato una lacrima (che canta di una conchiglia che custodisce una lacrima
del cielo trasformandola in perla per difenderla dalle avversità delle correnti
marine), così Schubert, con la sua musica, ci conduce a importanti riflessioni
sulla vita, sulla morte, sul ripetersi delle emozioni, per custodire nel cuore, come fossero una perla, ogni gioia e ogni dolore.

Dal punto di vista letterario, nel Romanticismo incontriamo Ugo Foscolo,
che tratta i temi dell’esilio, della morte e della nostalgia, espressi nei suoi
versi in maniera eclatante, sottolineando i sentimenti che prova mentre scrive;
e Giacomo Leopardi (nella foto), che tratta la natura in tutte le sue sfaccettature,
interpretandola come donatrice di vita, incantevole, benevola e, allo stesso
tempo, distruttrice, che toglie all’uomo tutto ciò che ha di bello. Altro suo
grande tema letterario è la solitudine, la delusione, il rimpianto, realtà che
egli vive per tutta la sua esistenza, specialmente nel periodo giovanile, con un
costante senso di abbandono e di rimpianto per ciò che non avrà in futuro, al
punto di giudicare la sua vita inutile e sofferente, priva di senso, e di
disprezzarla, considerandola così poco da poterne fare a meno. Leopardi ci dà
un avvertimento chiaro ed esplicito: goderci la giovinezza adesso, in tutte le
sue sfaccettature, e non aspettare con ansia il domani, e l’età adulta, perché
presto potremmo rimpiangere il tempo perso e il futuro potrebbe
anche deludere le nostre aspettative.
I temi del Romanticismo sono tanti, ma il
fulcro di tutto l’universo romantico, del suo modo di pensare e di vivere, sono
i sentimenti, che sono infiniti, espressi in tutte le loro sfaccettature,
dall’illusione all’incanto, dalla felicità alla tristezza, all’amarezza,
al dolore.
Vanessa Corallo, 3F