
L’arte è l’attività umana volta a creare
opere a cui si riconosce un valore estetico e che riescono a trasmettere forti
sensazioni per mezzo di forme, colori, parole o suoni. Ma, scavando più a
fondo, l’arte diventa, per l’uomo, un
modo di dare senso alla sua vita, un mondo in cui rifugiarsi senza essere
tormentati dall’insistente ricerca del ‘perché’ della vita, e il modo
attraverso il quale l’artista 'si eleva', proiettando la sua anima verso
l’eternità, oltre quel silenzioso e sordo confine che non lascia traccia di ciò
che si è stati nella vita.
Ma l’arte è anche pura espressione di
intimi sentimenti e forti emozioni che provengono direttamente dall’animo
dell’artista. E cosa può innescare nell’artista quell’impulso che permette a
queste profonde sensazioni di emergere in superficie? Sicuramente un qualcosa
che l’artista sente come misterioso, affascinante, capace di catalizzare un sentimento
collettivo e comune, ma che ogni individuo può percepire in maniera differente.
Un qualcosa senza il quale l’uomo non sarebbe più lo stesso.
Ora, cosa c’è di più affascinante e necessario
dell’Amore? Cosa c’è di più misterioso della Morte? Cosa c’è di più importante
della Natura? Sono questi i tre elementi attraverso i quali l’artista è reso
capace di produrre arte e dato che l’Arte stessa è un insieme che arriva a
raggruppare tutti i più svariati campi del sapere, dalla letteratura alla
musica, dalla pittura alla filosofia, andiamo adesso a vedere cosa significa
parlare di Amore, Morte e Natura nell’Arte.
Tali sentimenti trovano la loro massima
espressione in quello che è stato il movimento Romantico che ha investito
globalmente tutte le forme di Arte. Il termine “Romanticismo” deriva
dall’inglese Romantic e viene inizialmente usato per definire proprio
l’emozione suscitata da paesaggi solitari e selvaggi, lasciando prevalere i
sentimenti. L’artista romantico è colui che vive in modo appassionato gli
avvenimenti storici, sociali, le emozioni della natura e, in genere, tutto ciò
che lo circonda quotidianamente, traendone ispirazione per le sue opere d’arte.
Per i romantici, l’arte e la vita dovevano
fondarsi sul sentimento, cioè su quello che ogni individuo ha di più personale
e irrinunciabile. La banalità della vita quotidiana suscitava in loro
insoddisfazione e malinconia e li spingeva a cercare l’evasione nelle grandi
passioni e, conseguentemente, nell’Arte. In ogni esperienza e in ogni cosa
cercavano le tracce di una realtà superiore, di un principio divino e infinito,
dotato di valore assoluto. Vedevano Dio come un poeta senza limiti e, nella Natura,
il suo poema. Gli artisti erano, dunque, i 'geni' che più si avvicinavano a Dio
creando arte sotto forma di parole, suoni o colori così come Dio aveva creato arte
nella Natura. Per alcuni di essi, come Richard Wagner, l’Arte doveva farsi
globale per comprendere tutti i campi del sapere, in un’opera 'totale' capace
di fondere musica, letteratura e filosofia. A volte veniva anche eliminato il
canone del ‘Bello’ poiché anche ciò che è brutto poteva rendersi sublime
attraverso passioni forti e travolgenti.
Natura, Amore e Morte sono espressi in molte
opere romantiche. Nel dipinto di Caspar David Friedrich Viandante in un mare di nebbia (nella foto) è presente perfino il lacerante
confronto fra Dio (sotto forma di quella che nel dipinto è la Natura) e l’uomo.
Tecnicamente, però, è l’uomo il punto focale della struttura compositiva del
quadro, con i suoi tormentati pensieri, con l’agitazione della sua anima,
riflessi nel travagliato mare di nebbia ai suoi piedi. Un uomo posto difronte
ad un 'infinito' (quello della Natura), che ricorda molto l’Infinito di Giacomo Leopardi; un uomo a cui sovvien l’eterno mentre il
naufragar gli è dolce in questo mare.
Parola chiave: Sehnsucht, concetto
tipico della cultura romantica, resa in italiano per lo più con il
termine "struggimento". Un desiderio interiore rivolto a qualcosa che
si ama, o si desidera fortemente, ma che non si può raggiungere. Un desiderio
teso tra passione e malinconia, come nelle sonate
di Schumann o nelle liriche di
Foscolo. Un desiderio teso tra le speranze deluse della natura matrigna della lirica leopardiana A Silvia.
A volte, invece, l’artista lancia
“impressioni”, come Chopin nei tratti leggeri e negli accenti delicati dei suoi
Notturni, in cui tutto sembra compattarsi e sfumare. Non la
descrizione della realtà, dunque, quanto le sensazioni da essa suscitate, dato
che l’arte è ciò che nasce nell’animo
dell’artista. E cosa c’è di più personale di una pura impressione che proviene
dal profondo dell’animo? Amore e Natura si fondono anche nell’Art Nouveau di Gustav Klimt, quando due
innamorati sembrano divenir parte di una Natura la cui impressione è data dallo
sfondo che molto si avvicina all’astratto. Una natura resa 'innaturale': un
controsenso che dà l’idea di un universo infinito, lo stesso nel quale Tristan e Isolde di Wagner si disperdono per amore, sublimandosi nel respiro del mondo. Un viaggio dell’anima
in uno spazio di cui ci si sente far parte. Un amore che si lega alla morte,
ben differente, però, dalle morti del melodramma italiano, dal dolore di
Imogene nel Pirata di Vincenzo
Bellini, dal rogo di Polione in Norma,
dalla disperazione di Tosca o di Butterfly di Puccini, dal sacrificio di Manrico, il
Trovatore di Giuseppe Verdi, dalla
malattia di Violetta, la giovane Traviata.
La pittura romantica che per eccellenza
rappresenta quanto non sia necessario sempre rappresentare il “bello”, dato che
la società non ne è sempre composta, è la pittura nera di Goya, una pittura capace di trasmettere sentimenti
di angoscia, di ansia, di ribrezzo. Ma è arte immediata, specchio di paura e di
morte, definita da Charles Baudelaire
incubo folto di misteri, di feti che le streghe fanno cuocere nei loro sabba,
di vecchie che si specchiano, di ragazze nude che si aggiustano le calze per
tentare i demoni.
In letteratura i tre grandi temi sono
affrontati anche da Giosuè
Carducci: in Davanti San Guido il poeta affronta i paesaggi
naturali della sua infanzia ormai perduta, disseminata di affetti familiari.
Anche Giovanni Pascoli, il grande poeta decadentista, descrive con originale abilità
una natura fatta di incredibili sfaccettature di suoni, ciascuno assimilabile
ad un determinato sentimento umano, come
la tranquillità de La mia sera, preludio di notte e di morte. Sonorità riprese
da Gabriele D’Annunzio che, nella Pioggia
nel pineto, nella rappresentazione di una natura superstite da una
tormentata tempesta, continua a esprimere estasi e tormento.
Passando alla musica, uno dei più grandi
“inni” dedicati alla Natura è la Sesta
sinfonia di Beethoven, un canto di ringraziamento a Dio per la vita e i
suoi momenti, belli e brutti. Di contro, Il
viaggio d’inverno di Franz Schubert è il viaggio di un uomo in una Natura
simbolica e ostile. Un uomo sospinto dal vento tra un fiume che gli ricorda lo
scorrere inesorabile del tempo, una foglia fragile come la sua vita, un
solitario cimitero, fino all’incontro con uno strano individuo che sente su di
sé il gelo della vita e, inerte, continua a suonare il suo monotono organetto. Un Natura, dunque, fortemente simbolica, che segue
le regole del simbolismo nordico, come la Natura che fa da sfondo scenico alle
sedici ore di musica de L’Anello del
Nibelungo di Richard Wagner, che tutto travolge nel crollo finale del Crepuscolo degli dei. Un mondo da
distruggere e ricostruire attraverso un processo di 'rigenerazione' da attuare
nel nome dell’Amore e dell’Arte.
Roberta Donatelli, 3F