La
Nona sinfonia è l’opera più grande di
Beethoven, la storia del mondo. L’ultima e la più gloriosa delle sinfonie.
Alessandra
Massari, 3F
Nella
Nona sinfonia, ricca di sentimento, è
presente perfino l’immagine di Dio.
Francesco
Savino, 3F
Nella
Nona sinfonia Beethoven è come
trasportato da una forza celestiale, da una luce divina. Lo riscontriamo
soprattutto nel grande Adagio del
Terzo tempo, dove la musica è così angelica che non sembra composta da persona umana.
Beethoven
“crea” il suo mondo ponendo al centro del proprio “creato” l’uomo così come, in
campo artistico, aveva fatto Johann Caspar Friedrich nel dipinto Il viandante sul mare di nebbia.
Flavio
Colaianni, 3F
Ho
ascoltato per la prima volta la Nona
sinfonia mentre assistevo alla proiezione del film Io e Beethoven. Difficile non esserne coinvolti. A me, persona
priva di conoscenze musicali, si presentò come qualcosa di magico, di
enigmatico.
La
musica classica ha fatto da colonna sonora ai generi cinematografici più
disparati, dal colossal 2001 Odissea
nello spazio (con Così parlò
Zarathustra di Richard Strauss) al drammatico e intenso Philadelphia (con La mamma morta) e, ancora, con l’intellettuale felliniano Steiner
che suona Bach prima di suicidarsi nella Dolce
vita. Ma la musica di Beethoven non può limitarsi a fare da sfondo a un bel
film… è un vero e proprio “godimento acustico”! Non ha bisogno di uno schermo
davanti: chiudi gli occhi e ogni nota ti richiama brutalmente alla vita.
Tolstoj
la definì definita “lo strumento più raffinato per eccitare la lasciva dei sensi”. E
pensare che questa Sinfonia, proprio
perché priva di schemi, è stata associata alla violenza, alla follia…
Est
modus in rebus?
Mario
Infantino, 3F