6 dicembre 2013

Incontri

A causa della durezza del suo carattere Beethoven ebbe pochissimi contatti, e per lo più occasionali, con i musicisti della sua epoca. Con Schubert si incontrò solo di sfuggita in trattorie, negozi di musica o concerti, e mai in atmosfera di cordialità. Con Carl Maria von Weber le cose andarono meglio perché Weber aveva diretto con successo a Dresda il Fidelio. Trascorsero allegramente un intero pomeriggio a Baden, dove Beethoven amava ritirarsi. Weber, però, ne diede poi una descrizione inquietante: lunghi e disordinati capelli grigi, fronte alta come un tempio, occhi piccoli tra due folte sopracciglia, figura quadrata. Nell’aprile 1822 Beethoven conobbe Gioacchino Rossini, condotto da un editore nella sua casa di Vienna. «Ah, Rossini, l’autore del Barbiere! Mi congratulo con lei, caro Rossini, è un’opera eccellente, l’ho letta con piacere e mi ha rallegrato» disse Beethoven. «Maestro, voi siete un genio!» rispose Rossini, ripetendo più volte la frase. «No, Rossini – fu la risposta di Beethoven – sono solo un infelice!». Franz Liszt undicenne fu condotto invece in casa Beethoven da Karl Czerny, pianista e didatta, già allievo del Maestro di Bonn. Liszt sedette al pianoforte e suonò una fuga di J.S.Bach. Beethoven gliela fece ripetere in altre tonalità per provare la sua abilità di pianista e di musicista, poi gli disse: «Ah, piccolo demonio, sei fortunato! potrai far felici molti uomini. Non c’è nulla di meglio!».